Jerry Calà al BCT. Foto di Alessia Giallonardo
Jerry Calà al BCT. Foto di Alessia Giallonardo

Jerry Calà: il ruolo più bello? Essere padre!

Un mito di tutti, giovani e adulti, il nostro Jerry Calà. Oggi lo incontriamo per il suo primo romanzo, “La Lavadora”, realizzato con il supporto dell’amico di sempre, Gino Capone.

Jerry Calà al BCT. Foto di Alessia Giallonardo
Jerry Calà al BCT. Foto di Alessia Giallonardo

Un’intervista intrisa di ricordi, di allegria, come solo Jerry sa fare. Molti di noi sono cresciuti con i suoi film, con la sua verve, le sue indimenticate frasi. Jerry è un contenitore inesauribile di energia e, di questa chiacchierata, lo ringraziamo infinitamente.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo a Jerry Calà. Come stai?

Sto bene, dai! Finalmente comincia a vedersi la luce alla fine del tunnel. Spero di poter riprendere i miei live, cosa che, in parte, è già accaduta questa estate. Ho poi avuto modo di realizzare quel bellissimo concerto in Arena, a Verona, per i miei 50 anni di carriera. Il coronamento di un sogno, essendo cresciuto a Verona!

“La Lavadora” è il tuo primo romanzo, realizzato insieme all’amico Gino Capone. Come ha preso vita tutto ciò?

Ha preso vita in un tempo molto lontano! Con Gino Capone, bravissimo scrittore e sceneggiatore, fummo invitati, negli anni ’90, al Festival del Cinema Latino Americano, all’Avana. In quell’occasione, abbiamo avuto la fortuna di vivere Cuba da veri e propri ospiti, toccando con mano l’anima dell’isola. Ad ispirarci, in quel frangente, fu lo stupore di questo popolo nel vedere in primissimo piano, nel film “Ragazzi della notte”, l’inquadratura a tutto schermo di una pizza. Un applauso di un minuto, per quella semplicissima scena. Capimmo che la situazione di quel luogo, in quel periodo, era nettamente diversa dalla nostra. Inoltre, durante le nostre passeggiate in centro, ci siamo imbattuti in un negozio meraviglioso che vendeva elettrodomestici nuovi, ma di vecchia fabbricazione. Come noi, ad osservare la vetrina, una ragazza, rapita dal funzionamento di una lavatrice, “lavadora” in spagnolo. Le abbiamo chiesto perché la guardava con tale attenzione. La risposta è stata: “la lavatrice è il sogno della mia vita”! Questo frangente ci ispirò a far sì che questa storia diventasse cruciale nel nostro libro. Non vi dirò altro, vi lascio al libro

Jerry Calà - La Lavadora

Attore, cabarettista, regista e anche scrittore.. Chi è oggi Jerry Calà?

Jerry Calà, in questo momento, è soprattutto un padre! Un ruolo che, negli ultimi anni, mi appassiona più di ogni altra cosa. Mio figlio, oggi, ha diciannove anni e, con grande emozione, ha da poco cominciato l’università. Sono fiero di ciò che è, del fatto che segua un po’ le mie orme. Ha deciso, infatti, di iscriversi al DAMS di Roma. Continuo, per quanto mi riguarda, a fare il mio lavoro, spaziando dal cinema, alle serate nei club o piazze, sino ai miei progetti cinematografici. Dopo l’autobiografia, “Una vita da libidine”, ho avuto voglia di raccontare questa storia, rimasta nel cassetto, per rendere omaggio, tra l’altro, ai medici cubani che hanno avuto la forza di venire ad aiutarci, durante il lockdown. Ho pensato a quanto fossero meravigliosi! Ho quindi sentito Gino, chiedendogli di trasformare quel lavoro cinematografico in un romanzo.

Sei amatissimo da tutti, soprattutto dai giovani. C’è un messaggio che vorresti lanciare, specie a chi vorrebbe seguire le tue orme?

Oggi sono tutti specialisti in Tik Tok e prendono parte a programmi che regalano facile notorietà. Se volete fare i cantanti, i registi, i conduttori, dovreste chiedervi se avete del reale talento. In questo mestiere non basta apparire, occorre saper fare altro, tanto di più. La popolarità, se breve, potrebbe lasciare gravi conseguenze. Bisogna, piuttosto, studiare e chiedersi se si ha un talento innato. Solo in quel caso, questo è il mio consiglio, armatevi di sacrificio e perseguite questa strada.

Un film, o un personaggio, a cui sei ancora particolarmente legato?

Il pubblico è sovrano e, proprio perché lo è, tende a cucirci addosso personaggi a cui è particolarmente legato. È il caso del Billo di “Vacanze di Natale”. Un playboy stupidino, ma molto divertente. Un personaggio che mi è rimasto addosso, insieme ad Enrico di “Professione Vacanze”. La gente quando mi incontra mi dice che li porto a pensare alla vacanza, al mare. Mi rende felice! Ho un ricordo bellissimo di quel telefilm, prima serie comedy realizzata per Italia1. Mi dissero che mi sarei potuto scatenare, su quel set, portando in scena la mia verve, tutta la mia energia.

Sei riuscito a realizzare proprio tutto, nella tua vita?

Forse manca all’appello qualche lavoro cinematografico. Magari, in futuro, riuscirò a portarlo in scena! Mi sono divertito molto, negli anni, soprattutto nel fare il regista. Tale ruolo ti regala un senso di “potere”, inteso in senso buono, perché tutto, fondamentalmente, è legato a te, al tuo volere scenico. Diversamente, in video, mi piacerebbe impersonare un professore, mansione che avrei voluto svolgere se non fossi diventato attore. Mi vedrei bene anche nei panni di un prete.

Cosa ti auguri per il futuro?

Mi auguro di poter continuare a fare il mio lavoro, cosa non da poco. Ritengo di essere fortunato, nel poter fare ciò che amo e che, da sempre, mi diverte. Spero, inoltre, che questa attuale riapertura non subisca una nuova battuta d’arresto. Il mondo dello spettacolo è vario, legato a tante persone e situazioni, e spero soltanto che tutti possano continuare a svolgere a pieno le loro mansioni, senza dover più rinunciare a nulla.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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