Francesco Prando

Francesco Prando: il doppiaggio, un lavoro molto stimolante

Incontriamo il doppiatore e attore Francesco Prando. Una voce bellissima, da sempre intrisa di magia, prestata a grandi attori del calibro di: Daniel Craig, Matthew McConaughey, Hugh Jackman, Keanu Reeves, Hugh Grant e molti altri, senza dimenticare il compianto Luke Perry. Una persona disponibile, di talento, con un curriculum importante.

Francesco Prando

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo a Francesco Prando. Come stai?

Bene, devo dire! Siamo una di quelle categorie che, fortunatamente, ha sofferto poco la situazione legata al Covid-19. Il nostro periodo di fermo è stato abbastanza breve. Ho dei contratti con La7 e Dimensione Suono che, da casa, sono riuscito a portare a termine, senza problematica alcuna.

Attore, doppiatore e tanto altro. Come ti sei avviato a questa carriera?

Provengo da una famiglia di attori dialettali: lo erano mia nonna, mio nonno, mia madre, mentre mio padre e mio zio erano direttori del doppiaggio. In questo, vi dirò, sono stato agevolato, sia nel poter richiedere un provino che in altre svariate conoscenze. La mia passione era legata alla musica, ma qualcosa scattò in me. Volevo essere indipendente, guadagnare, senza dover chiedere nulla alla mia famiglia. Mio padre, un giorno, mi chiese di provare e, piano piano, è scoccata la scintilla per questo mestiere. Ho avuto la fortuna di poter lavorare, tra l’altro, con un direttore della vecchia guardia, una persona umanamente dura, a cui devo tantissimo. Un rapporto, quello con Mario Colli, sfociato poi in un reciproco affetto e costituito da grande stima. La svolta, ricordo, avvenne quando vinsi il provino per un film di Alan Parker, “Birdy”, in cui prestai la voce a Nicolas Cage. Mi trovai, in quell’occasione, al legio con Ferruccio Amendola, Pino Rocchi e Rita Savagnone. Dei miti assoluti, in un film importante. Mi resi conto di essere sulla strada giusta.

Una grande consapevolezza, quella acquisita in seguito a quell’importante esperienza..

Ho razionalizzato che quel lavoro mi piaceva e che, probabilmente, ero uno di quei fortunati toccati dal talento. Il famoso fattore C: se lo hai è un bene, se non lo hai, non era destino.

Hai prestato la voce al compianto Luke Perry, nel Serial Beverly Hills 90210. Che ricordi hai di quel periodo?

Fu un periodo pazzesco! Personalmente, per tutte le ragazze, ero un punto di riferimento importante, insieme alla figura di Jason Priestley. Ricordo i tantissimi messaggi che ricevevo in segreteria. Un successo incredibile, un qualcosa di irripetibile. Sul Tv Sorrisi e Canzoni, all’epoca, vi erano dodici pagine di servizio in cui noi doppiatori figuravamo insieme ai cartonati dei protagonisti a cui prestavamo la voce. Ci rendemmo conto di quanto stesse diventando importante quel prodotto, e noi con loro.

Keanu Reeves, Vince Vaughn, Matt Dillon, Matthew McConaughey, Hugh Grant e tantissimi altri. Tante voci, tante anime.. Hai qualche aneddoto da raccontarci?

Ritengo tutto ciò una grandissima fortuna! Ognuno di loro, anche dal punto di vista recitativo, ti trasferisce un po’ del suo talento, come se ti lasciassero addosso degli input. Ho doppiato Tom Hanks una sola volta, ed ha rappresentato un’esperienza pazzesca, ne “Salvate il Soldato Ryan”. Hanks ha una tale capacità empatica, una verità racchiusa in sé, da portarti ad essere in difficoltà, o almeno così è stato inizialmente. Ritengo sia un attore immenso, caratterizzato da grande bravura.

“Captain T – La condanna della consuetudine”. Cosa puoi dirci di questo progetto?

Un testo interessante, legato al nostro lavoro, caratterizzato da una grande complicità tra tutti noi. Un argomento bello, musiche ben realizzate e, vi dirò, sta anche ottenendo dei premi importanti. Giorgio Borghetti crede molto in questo progetto e noi con lui. Speriamo possa diventare presto un lungometraggio, per poter così tornare insieme sul set.

Francesco Prando

Un qualcosa di innovativo, in cui si è avuto modo di accomunare tante voci..

Si, ha rappresentato di certo qualcosa di particolare. Negli anni, il problema che ci ha sempre accomunato, è stato quello di dimostrare che c’era altro, oltre la voce. Ce ne rendevamo conto quando eravamo sul set. Il nostro lavoro richiede molta professionalità e poca improvvisazione. Per emergere, dunque, devi dare tanto, devi essere davvero bravo.

Nella tua carriera non vi è soltanto il doppiaggio. Vi è un ruolo, a livello attoriale, che non hai ancora avuto modo di interpretare?

La mia carriera da attore non è ricchissima di personaggi. Ho preso parte ad Incantesimo, per lungo tempo, ma non ho mai avuto ruoli particolarmente entusiasmanti. Quella fiction, nello specifico, ha rappresentato una grande palestra, nei nove anni in cui ero impegnato su quel set. Un attore deve sempre sapere quale sia la sua parte migliore, come prendere la luce e quanto altro. Se mi fossero arrivate altre occasioni, magari in quel periodo, avrei potuto sfruttare tutto ciò. Non so se mi capiterà adesso, ma di certo avrei piacere di interpretare svariati ruoli.

Affrontiamo un periodo di ripresa, o almeno è ciò che ci auguriamo. Qual è la tua idea a riguardo?

I teatri e i cinema sono stati massacrati, accantonati. Al contempo, scendiamo di casa e troviamo bus affollatissimi. Vige un grande contrasto! Spero si possa tornare presto ad una normalità, legata a cinema, teatri e quanto altro, basati sul giusto distanziamento. Tutto ciò rappresenta la nostra cultura, la nostra vita, storia e tradizione.

Cosa consigli a chi ha intenzione di avvicinarsi al mondo del doppiaggio?

Il doppiaggio, purtroppo, viene ancora visto da molti come qualcosa di semplice, di abbordabile. Non è proprio così! Ci vuole molto studio e reale impegno. Sarebbe bene cominciare da piccoli, avendo così la possibilità di crescere sul campo, al legio. Per gli altri, invece, o si segue la via dell’Accademia di Arte Drammatica oppure ci si può indirizzare attraverso alcune scuole, seppure non tutte siano adatte a questa fruizione. Non è un lavoro facile e di certo non è un mestiere per tutti! Bisogna leggere, registrarsi, ascoltarsi, studiare dizione e recitazione.

Cosa prevede il futuro artistico di Francesco Prando?

Questo mestiere è imprevedibile, legato ad una continua incognita. Un lavoro che, di certo, ti permette di crescere, di cambiare. Ho prestato la voce a Luke Perry, ma non a vita. Non posso conoscere il mio futuro, ma di certo posso sperare di continuare a dar voce a tutti quegli attori che ho già interpretato e che avrei piacere di continuare ad affrontare. È di certo un lavoro stimolante, che potrebbe portarti ad incontrare personaggi legati ad altre età, con una continua voglia di mettersi in gioco. Sono pronto a qualsiasi cosa, convinto che saprò stupirmi ancora!

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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