Elena Cotta. Foto di Fabio Lovino
Elena Cotta. Foto di Fabio Lovino

Elena Cotta: “Pensare al mio passato mi rende felice”

Incontriamo oggi Elena Cotta, degna interprete di un vissuto televisivo, teatrale e cinematografico italiano. Un’attrice poliedrica, gentilissima e piena di grazia, che abbiamo incontrato in occasione della sua partecipazione al film di Eleonora Ivone, “Ostaggi”, da questo 15 maggio su Sky Primafila.

Elena Cotta. Foto di Fabio Lovino
Elena Cotta. Foto di Fabio Lovino

Elena Cotta ha studiato e lavorato con i grandi del teatro. Ha fatto parte della nota “Compagnia dei Giovani”, per poi essere, la prima donna tra tutte, ad entrare in scena con l'”Amleto” di Bacchelli, con l’adattamento di Carlo Alighiero, suo marito. Fu, inoltre, la prima attrice a fare la tv dei grandi sceneggiati, in diretta televisiva.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo Elena Cotta. La ringraziamo per la disponibilità… Come sta?

Io e Carlo (Alighiero, suo marito), fortunatamente, siamo vaccinati. Stiamo bene, seppure ansiosi come tutti, perché vorremmo poter ritornare presto alla normalità. Siamo comunque in dirittura d’arrivo, vicini ad averla superata.

Nel ’57 prese parte ad uno dei primi sceneggiati, “Tessa la ninfa fedele”, nei panni della protagonista, insieme ad Alberto Lupo. Che ricordi ha di quel periodo?

Sono felice tutte le volte in cui ripenso al mio passato. Devo ringraziare Dio per tutto ciò che mi ha concesso. Ho lavorato sempre con persone fantastiche. Alberto, nello specifico, era una persona meravigliosa, un carissimo amico, una persona di famiglia. Quel periodo, così come quel lavoro, mi ha reso molta soddisfazione. Ne conservo un bellissimo ricordo.

Elena Cotta. Foto di Manuel Silvestri
Elena Cotta. Foto di Manuel Silvestri

Nel 2013 ha conseguito la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile in “Via Castellana Bandiera”. Cosa ha rappresentato per lei?

Quando mi è stato annunciato ho mantenuto un silenzio di non so quanto tempo. Alla fine qualcuno mi ha richiamata. Non mi aspettavo tutto ciò. Sapevo della bellezza del prodotto, a cui ho lavorato con molto amore, per rendere al meglio quel personaggio. Credo di avere trovato, tra l’altro, una rara compenetrazione totale, durante la lavorazione, con il personaggio, con l’ambiente, con i colleghi. La stessa cosa è accaduta ultimamente, sul set di “Ostaggi”. Si è creato un bellissimo clima di fiducia, di empatia con tutto il resto del cast e della troupe. Qualcosa di bellissimo! Questo vuol dire tanto. Tutto ciò mi riporta alla “Compagnia dei Giovani”, con cui debuttai in teatro e che ho amato. Ho un tenerissimo ricordo di quel periodo, di Giorgio De Lullo, Romolo Valli, Rossella Falk, Annamaria Guarnieri. Li ho amati molto ed ho vissuto con loro un’esperienza bellissima, davvero indimenticabile.

Ci parli della sua Regina, presente nel primo lungometraggio di Eleonora Ivone, “Ostaggi”.

È un personaggio delizioso. Mi ha colpita sin da subito. Il testo stesso, ha una consistenza notevole ed è stato realizzato da un vero scrittore, costituito da una teatralità davvero evidente. Questo personaggio, più degli altri, ha un piccolo colpo di scena da presentare. Non fa prevedere quella che sarà la sua reazione, forte e decisa. Non le importa nulla di ciò che potrà accadere. Sarà l’unica a sapersi ribellare, seppure minacciata da una rivoltella, impugnata da un uomo indeciso, debole.

La locandina di Ostaggi di Eleonora Ivone
La locandina di Ostaggi di Eleonora Ivone

Com’è stato girare al tempo del Covid19?

La mia natura non mi ha permesso di comportarmi in una maniera allarmata. Mia madre, a suo tempo, mi raccontava della spagnola e dei suoi effetti. Una volta, di certo, era più dura che oggi, avendo già avuto modo di trovare una cura. La nostra generazione ne ha di certo viste di cotte e di crude, vuoi per la guerra civile, vuoi per le tante persone che sparivano d’improvviso durante la guerra. Cose pesanti che, ai tempi, mi hanno toccata. Un momento brutto, di confusione totale, che non ti dava modo di ricostruire le responsabilità, il motivo. Anni di panico vero, di forti ingiustizie, di cruda realtà. Fortunatamente, tornando ai nostri tempi, molte persone sono riuscite a riprendersi, a superare questa pandemia. Non sarebbe dovuto succedere ma, per la mia generazione, il confronto diventa di certo inevitabile.

Il mondo dello spettacolo, in seguito alla pandemia tutt’ora in atto, ha subito uno stop forzato. Lei cosa ne pensa?

Si è trattato di un qualcosa di inevitabile. Le persone, purtroppo, non sanno comportarsi in maniera responsabile. La pandemia ha creato un danno forte, morale ed economico, in ogni ambito. Se le persone non riescono a mostrare la giusta attenzione verso questa situazione, diventa necessario chiudere.

Avremo presto il piacere di vederla in un nuovo progetto?

Sicuramente, il prossimo anno, insieme a Carlo, porteremo in scena qualcosa al Teatro Manzoni. Ad attendermi, un nuovo set. Prenderò parte ad un nuovo lavoro televisivo, insieme ad un attore tedesco. Due appuntamenti molto carini, che vi consiglio.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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