Hildegard De Stefano indossa un abito di Andrea Tosetti
Hildegard De Stefano indossa un abito di Andrea Tosetti

Hildegard De Stefano: devo tutto alla Musica

Hildegard De Stefano, è nel cast de La Compagnia del Cignosin dalla prima stagione, ed oggi la incontriamo in una doppia veste. Hildegard è cresciuta a pane e musica e, proprio grazie ad essa, ha avuto modo di farsi conoscere anche come attrice al grande pubblico.

In questa piacevole chiacchierata, avrete modo di sapere qualcosa in più sul ruolo che ricopre all’interno della serie e sul libro che ha appena realizzato, “Diario Musicale”.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo a Hildegard De Stefano. Ti ringraziamo per aver accettato il nostro invito. Come stai?

Sto bene. Di certo viviamo un periodo particolare, che lega tutti noi a qualcosa di ignoto ma, al contempo, mi ritengo fortunata. Ero sul set della seconda stagione de “La Compagnia del Cigno”, quando abbiamo vissuto il primo lockdown, un anno fa. Le riprese hanno subito un fermo immediato ma, in estate, abbiamo avuto modo di tornare in azione, completando la lavorazione della serie. La produzione è stata abile a tenere sotto controllo ogni minima cosa, regalandoci tutta la tranquillità possibile. Durante il primo stop legato alle riprese, tra l’altro, ho avuto modo di mettere mano al mio primo libro, “Diario Musicale”, edito per La nave di Teseo. Così facendo, ho avuto l’occasione di tenermi impegnata, sfruttando quell’inaspettato lasso di tempo che avevamo a disposizione.

Cosa ti ha spinto ad avvicinarti alla recitazione?

Ne sono attratta da quando ero bambina, sin dalla prima recita scolastica. La mia più grande passione, però, resta il violino, che ho sempre studiato a livelli alti. L’occasione de “La Compagnia del Cigno”, è arrivata proprio grazie alla musica. Cercavano degli abili musicisti e così, inaspettatamente, provino dopo provino, mi sono ritrovata a far parte del cast.

Sei nel cast de “La Compagnia del Cigno” sin dalla prima stagione. Raccontaci di questa esperienza?

Ho dovuto studiare molto per poter entrare nei panni di Sara. Ho trascorso un pomeriggio intero in un istituto per non vedenti, a contatto con chi affronta, giornalmente, questa disabilità. Ho fatto pratica con il bastone, utilizzando anche occhiali da sole scuri, attraversando le strade di Milano senza guardare, immergendomi completamente nella loro realtà. Non volevo risultare irrispettosa, non preparata. E’ stato un viaggio interessante, bello, davvero emozionante. Un’esperienza recitativa a 360 gradi.

Hildegard De Stefano in una scena di La Compagnia del Cigno 2
Hildegard De Stefano in una scena di La Compagnia del Cigno 2

La tua Sara si ritrova spesso a vivere amori fugaci. In questa seconda stagione, sembra che abbia trovato una persona a cui aprire il suo cuore. Cosa dobbiamo aspettarci?

Sara prova questo sentimento per la prima volta, proprio quando “la compagnia” comincia a vivere dei dissapori. Si aggrappa a questo ragazzo, Pietro, con tutte le sue forze. Quello che le accade, fondamentalmente, è ciò che accade ad ognuno di noi. Essere lasciati non è mai piacevole e non lo è nemmeno per Sara, che ne è innamorata. L’unica cosa che posso dire è che è sempre stata una ragazza molto forte e intelligente. Di certo tirerà fuori la giusta dose di forza per andare avanti, come ha sempre fatto.

Solitamente, sul set, si stringono legami forti. Cosa puoi dirci a riguardo?

La mia esperienza di set, al momento, è circoscritta a “La Compagnia del Cigno”. Vi è un forte legame tra tutti noi e con la stessa troupe. Siamo in tanti ad essere alla prima esperienza televisiva e questo ha fatto sì che il legame fosse ancora più forte, specie dopo il successo della prima stagione. Tornare sul set, per questa seconda esperienza, ha di certo rafforzato ancor più l’affetto che ci unisce. La stessa pandemia, a suo modo, ha contribuito a tutto ciò.

Possiamo aspettarci una terza stagione de “La Compagnia del Cigno”?

Al momento non saprei dirlo. Ma, di certo, sarebbe molto bello.

Durante il primo lockdown, come ci anticipavi, hai avuto modo di lavorare al tuo primo libro, “Diario Musicale”. Ti andrebbe di parlarcene?

Hildegard De Stefano - Diario Musicale
Hildegard De Stefano – Diario Musicale

La proposta di realizzare questo libro, “Diario Musicale”, è partita da Elisabetta Sgarbi, che tutt’oggi ringrazio. Ho avuto carta bianca su ogni cosa, dai testi alla scelta dei brani da allegare. Il libro, edito per “La Nave di Teseo”, contiene difatti, annesso ai testi, un album musicale di brani da me registrati. All’interno delle pagine, dei QR-code, rimandano alle esecuzioni, durante la lettura. È una raccolta di brevi testi, molto personali, che raccontano la musica classica, la bellezza del suo mondo e il profondo amore che nutro per essa. Ho ragionato molto, nel momento in cui mi è stato chiesto di realizzare questo progetto, chiedendomi se ne fossi stata davvero in grado, cercando di capire la chiave giusta da adottare. Ho scelto di affidare tutto alla musica, che è una costante fondamentale del mio vissuto. Le devo tutto!

Quale ruolo avresti piacere di poter interpretare?

Nutro da sempre un particolare fascino per i film in costume d’epoca. La recitazione ti consente di spaziare, di impersonare persone che umanamente hanno realizzato qualcosa di importante. E’ proprio questo il bello! Puoi dar voce a chi, durante il proprio vissuto, non ha avuto modo di far conoscere quello che è stato il percorso di vita che ha compiuto.

Chi è Hildegard De Stefano nel quotidiano?

Le mie giornate sono sempre piene. Sono in continuo movimento, non riesco a star ferma. La musica le fa da colonna sonora, quotidianamente, così come lo studio del violino. Continuo, tra l’altro, il mio percorso per concludere il master a Milano e coltivo la mia passione per la recitazione.

Progetti futuri?

Ho appena terminato il libro e “La Compagnia del Cigno 2” è attualmente in onda. Si è trattato di un periodo intenso, a livello lavorativo. Vedrò cosa mi riserverà la vita, il futuro.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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