Michele Rosiello. Foto di Alessandro Peruggi
Michele Rosiello. Foto di Alessandro Peruggi

Michele Rosiello: ogni nuovo personaggio è un nuovo amico

Incontriamo Michele Rosiello, ancora una volta nel cast de “La Compagnia del Cigno” per la seconda stagione. Abbiamo avuto modo di apprezzarlo in “Gomorra“, ne “L’Isola di Pietro” con il suo Alessandro Ferras e in molti altri ruoli. Una chiacchierata piacevole, con una persona molto disponibile e gentile.

Bentornato su La Gazzetta dello Spettacolo a Michele Rosiello. Come stai?

Sto bene, al di là della situazione che viviamo e delle difficoltà che molte persone tutt’oggi riscontrano, per non parlare di chi ci ha rimesso la vita. Mi ritengo fortunato perché, dopo il lockdown, ho avuto modo di riprendere il mio lavoro, nonostante questa assurda situazione.

Da “Gomorra” a “L’Isola di Pietro”, per poi passare a “Mina Settembre”, sino all’attuale “La Compagnia del Cigno 2”, in onda in questo periodo. Tanti ruoli per così tante anime. Cosa ti hanno portato i personaggi che hai interpretato e quale di questi ricordi con più piacere?

Interpretare un personaggio è un po’ come conoscere un nuovo amico e, lasciarlo, non è mai facile, una volta terminato il set. Sono legato a tutti loro, seppure in maniera diversa. Alessandro Ferras, che ho avuto modo di portare ne “L’Isola di Pietro”, ha rappresentato per me il primo vero ruolo da protagonista. Una storia intensa, la sua, soprattutto dal punto di vista personale. Mi ha dato modo di lavorare in una location bellissima come Carloforte, in Sardegna, consentendomi così di creare dei legami forti, duraturi, non solo con i colleghi ma anche con le persone del luogo. In realtà, il mio primo primo vero ruolo televisivo, è stato quello di Mario Cantapane, in “Gomorra”. Ero appena uscito dalla “Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè” di Roma, quando mi ritrovai su questo set enorme. Al cinema, invece, ho avuto modo di prendere parte all’ultima opera del maestro Ettore Scola, “Che strano chiamarsi Federico”, in cui interpretavo uno sceneggiatore. Anche ne “La Compagnia del Cigno”, attualmente in onda con la seconda stagione, ho vissuto un clima favorevole, molto piacevole. “Mina Settembre” resta invece una parentesi ancora aperta. Sembra ci siano i presupposti per una seconda serie e, in tal caso, si apriranno nuovi sviluppi per il mio Giordano. Ad ogni modo, a tutti loro, mi accomuna la bontà caratteriale, l’essere spesso positivo. Lo stesso Cantapane, benché vivesse una realtà difficile e non di certo comune alla mia, aveva comunque un motore a spingerlo: l’amore. Ed è proprio l’amore che, più di ogni cosa, caratterizza le loro vite. Mi piace l’idea di poter entrare nel personaggio carpendo quale passato lo ha caratterizzato, scavando a fondo nel suo vissuto, cercando di capire così chi è realmente, portando poi, al suo interno, qualcosa della mia persona, del mio modo di essere.

Michele Rosiello. Foto di Alessandro Peruggi
Michele Rosiello. Foto di Alessandro Peruggi

Hai affrontato spesso ruoli da buono. Avresti voglia di impersonare un cattivo?

Mi rende felice poter interpretare dei ruoli da buono, perché fanno sì che il pubblico empatizzi con loro talmente tanto da ritenerli quasi “di famiglia”. Certo, da attore, non ti nego che avrei voglia di affrontare sempre nuovi ruoli, più o meno distanti dalla mia persona. Quindi si, anche dei cattivi. Questo è uno dei motivi che mi ha spinto a scegliere questo mestiere. Hai la possibilità di divertirti scavando dentro di te e portando in scena storie e personaggi sempre diversi. Probabilmente non mi basterà una sola vita per affrontarne altri, di personaggi.

Sei attualmente nel cast de “La Compagnia del Cigno 2”, un riconfermato successo targato Rai1. Come si evolverà in questa serie il tuo personaggio?

Durante la prima stagione de “La Compagnia del Cigno” abbiamo avuto modo di capire chi fosse il mio Daniele, conoscendone la storia e l’amore che lo lega all’altro Daniele, interpretato da Alessandro Roja. Credo che la carta vincente sia insita nel modo in cui questa storia viene raccontata, nella naturalezza che la caratterizza, senza porre alcun accento sull’omosessualità. Si parla, in maniera attenta e reale, di due anime che si incontrano e si amano, con i loro problemi, sorrisi e lieto fine. Sono stato felice di ricevere messaggi di ringraziamento da parte di ragazzi che, nel seguire la serie, hanno riscontrato attenzione verso il modo in cui il tutto viene trattato. La prima puntata della seconda stagione, come avrete visto, porta invece il mio personaggio ad affrontare un tema molto importante, l’affidamento. Avrete modo di assistere a dei siparietti molto carini, andando così ad affrontare un argomento delicato, approfondendone, come è giusto che sia, il significato.

Cosa ha rappresentato ritrovarsi a girare delle scene durante una pandemia?

Ero in contemporanea su due set, in quel periodo, “Mina Settembre” e “La Compagnia del Cigno 2”. Abbiamo subito interrotto la lavorazione, per poi riprendere a luglio. Benché avessimo un protocollo che ci imponeva, di prassi, due tamponi a settimana, vivevamo comunque una sensazione di paura, di smarrimento, specie i primi tempi. Con sacrificio e tanta attenzione, siamo arrivati a portare a termine le riprese. Era fondamentale, in quel frangente, riuscire a non trasmettere, al momento del ciak, la paura che ci accomunava, onde evitare così di andare a pregiudicare la propria interpretazione.

Michele Rosiello. Foto di Alessandro Peruggi
Michele Rosiello. Foto di Alessandro Peruggi

Qual’è la tua opinione vista la situazione in cui versa oggi l’ambiente dello spettacolo?

Ho amici che hanno dovuto, per forza di cose, riorganizzare le proprie vite, dal momento in cui vivono di teatro, di situazioni strettamente legate allo spettacolo. Personalmente, come dicevo poc’anzi, mi ritengo fortunato nell’essere riuscito a portare avanti il mio lavoro. Si percepiscono, a distanza di tempo, alcuni controsensi, che vanno al di là dello spettacolo dal vivo. Noto poco controllo in ogni ambito, in ogni “regola” imposta. Affinché possano esserci delle reali migliorie, bisogna mettere in atto ciò che viene richiesto, altrimenti non ha senso. Se non altro, in questa situazione estrema, noi artisti abbiamo avuto modo di unirci, creando “Unita”. Avevamo bisogno di essere tutelati e di interfacciarci con il ministro della cultura e con tutte le altre figure in grado di supportarci. Spesso si tende a guardare all’attore come ad una persona singola, senza pensare che dietro ad ogni film, ogni spettacolo teatrale e quanto altro, vi sono tantissime altre persone che lavorano affinché un dato progetto possa avere vita.

Chi è Michele Rosiello nel suo vissuto comune?

Sono una persona semplice. Mi piace frequentare gli amici, strimpellare la chitarra, frequentare luoghi comuni e amo giocare a calcio. Da alcuni anni faccio parte della Nazionale Italiana Calcio Attori con cui gioco, divertendomi, per beneficenza. Il 24 maggio, allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli, dovrebbe tenersi proprio una partita di beneficenza, in onore dello stesso Diego. Non sappiamo ancora se potrà essere presente il pubblico, ma posso dirvi che andrà in onda sulla Rai.

Come gestisci il rapporto con la popolarità?

Ho piacere quando mi fermano per strada per una foto o per una semplice chiacchierata. Faccio il possibile per rispondere anche a ciò che mi viene scritto sui social. Ricambiare l’affetto di chi mi segue è importante ed è il minimo che possa fare.

Progetti futuri?

Ho appena terminato le riprese della prima stagione di una nuova serie TV che andrà su Netflix, “Guida astrologica per cuori infranti”. Si tratta di una romantic comedy girata a Torino. La protagonista è Claudia Gusmano che interpreta Alice e con noi ci sarà anche Lorenzo Adorni, nei panni di Tio. Davide Sardi, il mio personaggio, sarà invece il direttore creativo del network in cui si svolge la storia. Ne accadranno delle belle!

La versione sfogliabile del magazine con l’intervista a Michele Rosiello è disponibile qui.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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