Gabriella Rea: la musica il “passepartout” che apre tutte le porte

La nostra intervista oggi è con la cantante Gabriella Rea, formatasi all’Accademia Filarmonica di Bologna, sede distaccata a RM, che la porterà a partecipare a svariati concorsi canori dove frequentemente è tra i primi classificati, come nel caso del “Concorso nazionale voci nuove per la canzone di Castrocaro” con “Donne in vetrina”, di Iacovella-Avolio o il “Concorso Voice for Europe”, ma anche all’“Accademia della canzone di Sanremo” con “L’amore che vorrei”, di Gava-Nanni e non da meno al Festival di Scanno dove ha vinto con la canzone “E la luna bussò”.

Gabriella Rea – Ph fornita dall’artista

La sua esperienza artistica si è incontrata spesso anche con il teatro, il cinema e la TV. In Italia ha partecipato a diverse trasmissioni RAI e SKY come “Sangineto pianobar festival” presentato da Alessandro Greco (RAI2); a “Telethon” su RAI1, al Foro italico di Roma (trasmesso su SKY TV), a “Un dono per un sorriso” al Palalottomatica, Roma (SKY TV), accompagnando Baglioni, Lighea, Francesca Alotta, Annalisa Minetti, Max Tortora, Biagio Antonacci, Paola Cortellesi, Edoardo Bennato, Cesare Cremonini, Neri per caso, Silvia Salemi, Luciana Litizzetto, Little Tony, e ancora al “Tributo ad Alberto Sordi”. Le sue partecipazioni artistiche prevedono anche collaborazioni con il “Parco auditorium della musica”, “La fabbrica della musica” RAI SAT come cantante Jazz; “I fuoriclasse”, RAI 1, condotta da Carlo Conti classificandosi in questo caso terza.
Notevoli anche le esperienze estere in cui si esibisce in tournée negli Stati Uniti come “Destinazione Broadway!” con il M. Edo Graziani al piano e i musicisti di Woody Allen, ma anche a Princeton, NJ dove le sue esibizioni la portano ad una intervistata a Times Square da “Rai International”. Nel 2004, 2005 e poi 2014, è la Special guest from Italy (con il patrocinio nella Regione Lazio e Abruzzo,) nell’importantissimo evento “Mercer County Italian American Festival” nel New Jersey.

Grazie Gabriella Rea per essere qui con noi, come è nata la tua passione per il canto?

Canto da quando ero piccolissima, da quando avevo 4 o 5 anni, ma anche prima se ci penso bene. Mi raccontano i miei genitori che verso i 3 anni ascoltavo i concerti di paese e il giorno dopo cantavo le canzoni, quelle popolari, tali e quali a quelle che avevo sentito il giorno precedente, dimostrando così già di ricordare testo e melodia. Notarono ben presto questa mia innata propensione. Mio papà poi suonò la chitarra da autodidatta e io cantavo con lui. Mi ha quindi fin da giovanissima inculcato il senso del tempo, del ritmo e quello dell’intonazione. Furono questi i primi passi nel mondo della musica e quasi potrei dire la mia iniziazione.

Che cosa significa per te cantare? 

Per me il canto, come ho scritto anche sul mio sito, è un linguaggio universale. E’ un modo per comunicare con il resto del mondo non basandosi sulla diversità di appartenenza nazionale. La musica è un mezzo che unisce, un comune denominatore tra le persone.

Gabriella Rea – Ph fornita dall’artista

Ti ricordi le emozioni dei tuoi esordi professionali?

Si certo, iniziai cantando Mina. Una cantante che ha una voce notoriamente notevole con una estensione straordinaria, ma al tempo stesso, anzi ancor di più, una voce emozionante. Non è detto che pur possedendo una valida tecnica si sia poi in grado anche di tramettere emozioni. Mina ha questa marcia in più che trascina chi ascolta i suoi pezzi. Questi furono i miei esordi professionali, iniziai a cantare le sue canzoni in maniera appassionata e trascinata.

Quali sono stati i tuoi più grandi successi sul palco?

Se ci rifletto bene, stranamente, scopro una cosa particolare. Le esibizioni più coinvolgenti per me, sono quelle a tu per tu, sono quelle cose che magari fai tra amici, con la serenità, senza l’abito di scena o l’impianto mega. Se parliamo invece di momenti “professionali” è stato emozionante il periodo in RAI. Tra le esperienze che ricordo con piacere quella con Carlo Conti ne “I fuoriclasse” il programma televisivo “talent show-varietà”. Mi è piaciuto molto perché c’erano esibizioni di alto livello e con un’orchestra piena e completa. Mi è rimasto impresso con affetto anche il periodo e le esibizioni all’Auditorium di Roma il “Parco auditorium della musica” con cui ho collaborato diversi anni. Parlando di Auditorium mi viene in mente l’esibizione fatta a Budapest con Claudio Baglioni, il palco più grande dove, lui stesso disse, di essersi mai esibito. Fu davvero emozionante.

Gabriella Rea – Ph fornita dall’artista

Un momento particolarmente importante per te artisticamente?

Quando sono stata a cantare, nella mia lunga tournée, negli Stati Uniti. Li ho sentito forte il calore degli americani che mi hanno trasmesso grande vicinanza e apprezzamento. E poi comunicare in una lingua e terra straniera con la chiave della musica è stato fantastico ancor di più capire che arrivavo, con la musica, al cuore davvero di tutti. Ecco definirei la musica il “passepartout” che apre tutte le porte.

Tre aggettivi per descrivere il tuo modo di cantare?

Passionale, introspettivo e comunicativo, perché attraverso la musica appunto comunico nel mio modo appassionato quel mio rapportarmi agli altri esternando le mie emozioni e condividendole attraverso il canto.

Il genere musicale che preferisci?

Difficile per me scegliere, perché a prescindere dal genere musicale, la mia caratteristica è comunicare ciò che la canzone vuole trasmettere, passando da Gloria Gaynor con “I Will Survive”, musica impegnata sia musicalmente che nel testo o a quella Jazz che in se ha un maggiore virtuosismo tecnico, ma è sempre di contenuto. Amo molto anche quella cosiddetta leggera cui appartiene Mina. Provengo dalla musica leggera anche se poi mi sono dedicata anche a quella jazz. Uno non esclude l’altro in ogni caso. Non è dunque un rinnegare, ma semmai un arricchire il proprio bagaglio musicale, abbracciare più generi. Non posso proprio scegliere dunque, amo la musica ed ogni canzone ed ogni genere ha la sua storia e peculiarità.

Cosa ti piace quando canti in una orchestra?

Quel senso di pienezza a livello di suoni, sebbene l’esecuzione vocale debba comunque rimanere entro certi limiti eseguendo a dovere il dettame perché quando si canta in una orchestra bisogna attenersi alla partitura. Non vi è dubbio che la pienezza dei suoni arricchisce anche l’animo. Diverso è quando canto con solo voce e piano, dove vi è maggiore libertà espressiva per un cantante ed infatti ho contribuito molto anche agli arrangiamenti nel mio CD che si chiama “Piano e Veloce” proprio perché il pianoforte variava da un tempo all’altro, da un genere all’atro, e poteva agevolmente accompagnare la mia voce nei vari virtuosismi anche in modo del tutto estemporaneo.  

Gabriella Rea – Ph fornita dall’artista

Ultimi o prossimi appuntamenti artistici?

Sono appena stata la voce e cantante della mostra culturale dedicata ad una grande fotografa statunitense, India Blake Johnson, nota a livello mondiale, che per la terza volta mi ha visto coinvolta nelle sue manifestazioni italiane.

Il prossimo impegno invece è a Roma in un noto e storico teatro, non voglio svelare di più, solo che ha più di 1300 posti, ed è un luogo “sacro” in cui si sono esibiti grandi attori come Totò, la Magnani, Proietti e musicisti di ogni genere, dai Beatles a De Andrè fino Louis Armstrong. Un impegno importante che mi riempie di gioia e trepidazione ma anche di responsabilità verso il mio pubblico.

Su Ester Campese

Giornalista, scrittrice. Iscritta all'albo giornalisti Italia (regione Lazio) è anche membro dell'USPA - Agenzia stampa giornalistica internazionale - collegata al German Daily News.

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