Intervista a Franco Oppini
Intervista a Franco Oppini durante l'Ariano International Film Festival 2018

Franco Oppini: oggi mancano i film di qualità

Oggi incontriamo un grande e noto attore, Franco Oppini che si racconta sul passato, sul presente e sul futuro. Dopo averlo incontrato in varie tappe quest’anno, ci soffermiamo con lui in una piacevole intervista sui cambiamenti artistici personali e del mondo dello spettacolo.

Franco Oppini, un attore affermato, ma ti chiedo, ti è mai capitato nel corso della tua carriera di dover affrontare dei “rischi” che poi in realtà si sono rivelati un successo e quindi una scelta vincente?

Il nostro è un mestiere di rischio perché non sai mail se lo spettacolo che vai ad interpretare avrà successo o meno. Forse è il più rischioso dei mestieri da un punto professionale. E’ un rischio continuo, l’incubo e il sogno di un attore è che sei in teatro e non sai cosa succede. La paura è che non succeda nulla, che la gente non ti applauda, la paure del fiasco insomma. Per fortuna non mi è mail capitato.

Franco Oppini è da diversi anni il Presidente della giuria tecnica dell’Ariano International Film Festival in cui c’è anche Ada Alberti e sei oltretutto il conduttore della serata finale del Galà, negli ultimi anni con Emanuela Titocchia, cosa ci dici a proposito?

Intervista a Franco Oppini
Intervista a Franco Oppini durante l’Ariano International Film Festival 2018

Questi tipi di Festival hanno un grosso vantaggio, una grossa prerogativa ovvero chi si presenta al festival non mira al commerciale. Molti Festival si sa sono una vetrina in tal senso mentre in questo invece c’è più l’indirizzo verso le nuove idee e talenti, per cui chi si presenta porta davvero idee originali, ma anche la sua storia, la sua passione e l’entusiasmo per questo mestiere. Questo fa si che diventi inevitabilmente un Festival di qualità e questo è davvero molto bello ed importante, oltretutto è seguito con grande attenzione e gioia non solo da chi vi partecipa, ma vede presenze arrivare da tutto il mondo.

Per lavoro spesso gli attori prendo “al volo” una valigia e partono in giro per il mondo. C’è un luogo a cui sei particolarmente affezionato che ti è rimasto nel cuore in questo tuo girovagare?

Bè guarda, gli attori sono “zingari vaganti”. Non è un luogo in particolare che mi è caro, ma sono tutte le città, tutti i paesi, magari quelli più piccoli, dove quando fai le tournée teatrali ti ritrovi a ricontrare persone che conosci, amici, attori, ma anche quello della trattoria dove vai a cena dopo lo spettacolo, o quello dell’albergo. Si crea in qualche modo un “giro”. Sei un viaggiatore in senso lato e ti ritrovi ad avere una ragnatela di relazioni sociali dove ti senti quasi a casa e a tuo agio. Questo è il bello del nostro mestiere.

Cosa ne pensi del cinema e del teatro di oggi, li vedi cambiati rispetto ai tuoi esordi? 

Sicuramente è cambiato, facciamo però un distinguo tra teatro e cinema. Per il teatro il problema è che non essendo più di tanto sostenuto dallo “Stato e dal Pubblico”, ed essendo meno i Comuni e Città che hanno fondi per sostenete o comprare commedie e spettacoli, le tournée sono sempre più ridotte. Questo va a discapito della professionalità, e soprattutto per ciò che riguarda i giovani che non hanno materiale su cui poter lavorare.

Oggi se si fa una tournée non si superano le 30 date, mentre una volta si facevano spettacoli in cui si partiva da maggio per terminare ad ottobre. Poi c’è anche un’inflazione di personaggi con poca esperienza, che magari arrivano da qualche reality, alcuni sono bravi professionisti per carità, ed hanno anche avuto un buon successo.  Per ciò che invece riguarda il cinema, direi che soffre del fenomeno del “cinepanettone” che a volte tiene anche in piedi “l’economia” dello spettacolo. Una volta però c’era il cinema di serie A e quello di serie B.

Oggi si punta troppo poco su film di qualità, ma questo non è solo un qualcosa che riguarda i produttori e distributori, ma è dovuto anche alle poche idee. Se si lavora poco, di conseguenza c’è anche poca possibilità di crescere. Ti faccio un esempio, quando esce un film che ha un’idea vincente come il caso di qualche anno fa di “Perfetti Sconosciuti” di Genovese con attori bravi ed una bella idea il risultato è che viene prodotto un film che ha grande successo. A conferma che se fai un bel film poi va. E’ una questione di puntare sulla qualità e proseguire in questo senso.

Allo stato attuale c’è una proposta sia cinematografica che teatrale davvero molto variegata, ma la quantità, secondo te, non rischia di andare a discapito della qualità? 

Bè sai non c’è nemmeno tanta quantità in fondo e di conseguenza nemmeno la qualità. Nei tempi passati si producevano 400 film all’anno ed era una grande opportunità e si poteva cresce. Adesso se ne fanno circa 40/50 all’anno, molto poco. E’ un problema totale quindi, che riflette questo momento di crisi soprattutto in questo campo. Si fa fatica anche a prendere i soldi, ad essere pagati. Magari qualcuno fa il passo più lungo della sua gamba e poi non ti può pagare, pare quasi che sia quasi un optional …

Invece una produzione artistica o spettacolo che è particolarmente caro a Franco Oppini?

Di solito è l’ultimo che fai quello che ti resta più in mente. A parte il Festival di Spoleto che è stata una svolta importantissima nella mia carriera. In quella circostanza ci fu un eco mediatico in tutto il mondo con ridondanza a New York, trasmesso da Rai, insomma molto importante. Dopo lo scioglimento del gruppo de “I gatti” quello è stato, per me, un punto di ripartenza. Ma poi ci sono state anche varie produzioni ad esempio l’ultima con Massimiliano Buzzanca.

Collaboro anche con il teatro del Torrino con Zuzzurro. Una compagnia di giovani ragazzi molto unita e li anche mi sono ritrovato molto bene. Sai quando lavori ad un progetto si crea un’atmosfera familiare dove vivi gomito a gomito con i tuoi compagni di lavoro ed è difficile dopo 2 o 3 mesi ritornare alla tua vita di tutti i giorni, perché gli attori diventano la tua famiglia. Finito lo spettacolo ti senti un po’ spaesato, ma sai anche che prima o poi li rincontrerai.

Spesso agli artisti faccio questa domanda, pensi che il supporto delle autorità preposte (politiche ed economiche) a quello che imprescindibilmente è cultura e quindi storia di un popolo anche attraverso l’arte, sia sufficiente?

No! assolutamente no…qualcuno disse che con l’arte non si mangia e non si campa. Trovo invece che ciò sia un grossolano errore di valutazione, una stupidaggine totale, perché l’indotto del teatro e del cinema, se fatto bene, è notevole. In alcuni Paesi esempio la Francia proprio nei momenti di crisi, puntano ancora di più sull’intrattenimento, sullo spettacolo e sul teatro, perché fa muovere la società, fa uscire la gente da casa, e rimette in marcia anche l’economia.

Franco Oppini tu hai fatto tantissime cose e recitato in svariati ruoli, ce n’è uno che ancora non hai fatto e vorresti invece interpretare?

Bè, ma lo sai che ho avuto anche una compagnia di operetta? Mi manca solo il circo come gamma del mondo dello spettacolo. Certo che tra i ruoli che vorrei interpretare non me ne manca uno solamente, ma cento. La carriera dell’attore ha tantissimi ruoli e sempre più mi convinco che recitare ad esempio Shakespeare è un ritrovare realmente il teatro vero. Shakespeare molto spesso è più attuale degli scrittori moderni, ma con una poesia e una forza che bastano due frasi, e anche solo leggendolo, ti rendi conto della grandezza. Di Shakespeare ho recitato tre o quattro soggetti ad esempio “Molto rumore per nulla”.

Bellissimo! Il desiderio vero di un attore è morire in scena, mi viene in mente Molire: lui è morto in scena. Ha sfruttato la sua morte per recitare in teatro. Credo sia uno dei pochi mestieri per cui non vai mai in pensione, Ci sono tanti ruoli anche per attori con età avanzate appunto vedi Molire “il malato immaginario”. Pensandoci, vorrei poter avere anche nel cinema, se posso essere sincero, la stessa possibilità che ho avuto in teatro, nel recitare anche ruoli drammatici. I registi e produttori cinematografici italiani, non vanno troppo a teatro, come ad accade in altri Paese ad esempio in Inghilterra. Ci sono tantissimi attori straordinari di teatro che nel cinema non vengono ingaggiati. Un vero peccato.

Ci vuoi anticipare qualche tuo progetto futuro?

Si certo, questo inverno farò tre spettacoli a Roma. Sarò al teatro Tirso, poi al teatro De Servi e in primavera al Teatro delle Muse. Ho quindi un bel portafoglio di spettacoli da portare avanti.

Su Ester Campese

Giornalista, scrittrice. Iscritta all'albo giornalisti Italia (regione Lazio) è anche membro dell'USPA - Agenzia stampa giornalistica internazionale - collegata al German Daily News.

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