Luca Abete, OnePHOTOoneDAY
Luca Abete, OnePHOTOoneDAY

Luca Abete, OnePHOTOoneDAY

Sono 7 gli anni di selfie di OnePHOTOoneDAY

1 dicembre 2010 – 1 dicembre 2017: continuano i selfie per OnePHOTOoneDAY di Luca Abete ed in questa occasione abbiamo scambiato con lui una piacevolissima chiacchierata, un incontro molto costruttivo che conferma la limpidezza e disponibilità dell’inviato campano di Striscia la Notizia.

OnePHOTOoneDAY è un’idea di Luca Abete che, dal 1 dicembre 2010, ha deciso di “fermare” quotidianamente un frammento della sua giornata scattandosi una foto e pubblicandola, poi, sul social network mondiale di fotografia Flickr e condividendola sui suoi social pubblici (pagina Facebook 550000 followers, Twitter 80000). Il 1 dicembre 2017 Luca inizierà l’ottavo anno del progetto, che lo vede impegnato senza sosta, ogni giorno, da oramai ben 7 anni!

Una foto al giorno per raccontare un attimo di gioia, di stupore; un momento della sua vita da reporter o di quella personale, per sorprendere e riflettere, ironizzare e veicolare messaggi sociali.
Con lo smartphone sempre nel taschino, in giro per le strade del mondo, Luca gioca e sperimenta, provoca e si mette alla prova dando vita ad un avvincente viaggio che, nato per gioco, è riuscito ad entusiasmare curiosi e appassionati di fotografia, incantando anche gli addetti ai lavori che hanno già consegnato a Luca il ruolo di testimonial nazionale del movimento, sempre più nutrito e considerato dai produttori, dei “Non Fotografi”.

Di seguito la simpatica e positiva intervista realizzata a Luca Abete:

 OnePHOTOoneDAY: 1 Dicembre 2010 – 1 Dicembre 2017, 7 anni di selfie ed entriamo nell’ottavo, ma come è nata l’idea e soprattutto che messaggio vuoi mandare?

L’idea è nata con l’intento di sperimentare una forma di comunicazione che potesse essere innovativa, e parlo di innovazione oggi che il selfie è il linguaggio di tutti, mentre invece quando ho incominciato il selfie non esisteva, quindi possiamo dire che questo progetto è stato la sperimentazione ante-selfie di un linguaggio di comunicazione diverso.

Quando io ho incominciato questo progetto ho pensato di scattarmi una foto per raccontare la mia vita, l’idea era quella di farlo per un anno per vedere poi cosa potesse succedere, lo sfizio, il divertimento era quello di vedersi in un’evoluzione e di ricordarsi come in un diario, un frame della tua giornata… poi ci ho preso gusto e la cosa è andata avanti per il secondo anno, per il terzo ed ora abbiamo superato le 2550 fotografie e siamo proiettati verso l’ottavo anno.

Diciamo che l’inizio è stato veramente particolare, sembra strano dirlo oggi, però quando io mi facevo le foto da solo non le facevo con il cellulare, perché ai tempi, anche se non era preistoria, non c’erano quelli con la fotocamera interna e quindi ti puoi immaginare…le foto me le facevo con una macchinetta fotografica “compattina”, scattavo verso di me e di conseguenza succedevano cose stranissime… per la gente, per gli amici, per chi mi conosceva ero uno che si era bevuto il cervello, che si era rincretinito perché si faceva le foto da solo, poi non ti dico in mezzo alla strada, mi auto scattavo una foto e la gente impietosita pensava “Ma questo imbecille cosa sta facendo?” e mi venivano vicino a chiedermi se volessi essere scattato una foto, ma io rispondevo che volevo farmela da solo e loro mi guardavano come se fossi di un altro pianeta, e se ne andavano borbottando.

OnePHOTOoneDAY quindi, è nato quando il selfie non c’era ancora, quando non era conosciuto da nessuno, forse nemmeno in America, ma sicuramente da noi non c’era e non era nemmeno concepibile. C’è da dire che il tutto è nato per ottenere un diario personale, le mie fotografie… e volevo inoltre sperimentare una forma di comunicazione diversa, un modo di dialogare con le persone e vedere anche queste come la pensavano. Io ho la fortuna di fare un lavoro che mi rende noto, e mi sembrava carino raccontare i backstage della mia vita con questa forma originale, e che del resto avevo già sperimentato su una televisione che si chiama Napoli TV dove ho condotto un programma nel 2006, e facevo il programma da solo ancor prima del “Il Testimone” di Pif. Io andavo in giro per Napoli e facevo le mie inchieste facendomi le riprese da solo, quindi il discorso dell’auto-ripresa e dell’auto-scatto li sento molto miei, e comunque ho sperimentato fino a farmi arrivare a questo punto.

C’è un selfie con un personaggio che ti ha particolarmente emozionato?

Ma guarda, quello con il Papa secondo me, perché credo che il selfie in sé abbia tanti ricordi… piccola premessa, ho fatto più di 2550 fotografie, e se guardo ogni foto di questo album ti assicuro che ricordo l’atmosfera, l’umore che avevo, chi c’era intorno a me, ricordo tantissime cose che altrimenti non avrei potuto conoscere. Quando vedo la foto mia e di Papa Francesco che ho stampato e che ho qui in formato gigante nel mio studio, mi ricordo proprio quella giornata bellissima, dove ho parlato a 7000 ragazzi di coraggio, di legalità, di onestà, di credere in sé stessi.  Ed è stata una cosa bellissima quando ho detto a Papa Francesco di volermi fare un selfie con lui.

Mi ha detto: “Ah ma ti fai le foto come i ragazzini!” ed io ho risposto: “Guarda Francesco che io e te siamo due ragazzini, e quindi dobbiamo farci per forza un selfie anche noi”. Allora lui, divertito, si è prestato a fare questa foto. Sicuramente questa è la più importante, ed anche la più difficile da realizzare nuovamente, e poi dietro ogni foto ci sono delle storie bellissime e che sento molto mie.

Un artista, un personaggio o anche un istante da immortalare non ancora realizzato?

Non è facile da dire perché ho fatto dei selfie bellissimi: sul surf, sulle onde delle Hawaii, ne ho fatti alcuni nei posti più lontani del mondo: Sri Lanka, Thailandia, Brasile, tantissimi posti, davvero incredibili, come le cascate del Niagara… fatico a pensarne uno nello specifico, anche perché non è che ho tanti miti o idoli, non immagino una persona in particolare. Anche di posti ne ho visti tanti belli come Parigi… a dirti la verità i selfie più apprezzati sono sempre quelli con mio padre e mia madre. Questi sono i selfie più belli ed anche più gettonati… magari, che ne so, un giorno avrò un figlio e forse fare un selfie con lui sarà quello più bombardato e più apprezzato, ed anche per me sarà un’emozione diversa e più forte.

Quindi attraverso una foto è possibile ottenere la giusta risonanza per veicolare messaggi di sensibilizzazione?

Sì, questo l’ho fatto spesso, perché alla fine il selfie è sempre stato bistrattato, il classico linguaggio da “bimbi-minchia” mentre invece non è così. Io ho creduto nel selfie da subito, ed ho sempre detto che è naturale che ogni cosa, nelle mani sbagliate, può diventare a sua volta qualcosa di sbagliato, ma il selfie nelle mani giuste può diventare qualcosa di particolarmente interessante e di utile. Io ho raccontato con queste fotografie i miei momenti di divertimento, di rabbia, personali ma anche di denuncia come è avvenuto per “La terra dei fuochi”, quando ero in posti veramente incredibili e facevo vedere le cose più assurde che il mio lavoro mi portava ad incontrare, e quindi anche un selfie può diventare denuncia, socializzazione, sensibilizzazione, può diventare veramente tanto.

In molte iniziative come anche con il tour motivazionale #NonCiFermaNessuno, il contatto principale è con i giovani. Secondo te, quali sono gli obiettivi che non dovrebbero mai perdere di vista?

Il proprio cammino, la propria affermazione. Noi viviamo in un mondo difficile dove ci fanno credere che bisogna essere competitivi ad ogni costo, mentre noi siamo “belli” anche con le nostre piccole incertezze, con le nostre debolezze… io da piccolo ero timidissimo, oggi invece, faccio un lavoro che sembra tutt’altro che compatibile con la timidezza. Vengo da Avellino e sono arrivato nel programma televisivo più seguito della tv senza raccomandazioni, semplicemente impegnandomi e aspettando il momento giusto. Noi a volte perdiamo di vista il nostro potenziale e con #NonCiFermaNessuno cerchiamo di inviare un messaggio positivo, di concentrazione su quelli che sono poi i nostri talenti.

Ognuno di noi ha un talento e dimentica quanto sia valido, soltanto perché ci si distrae ad inseguire cose futili, oppure ci si avvilisce dietro il bombardamento di messaggi negativi che ci arrivano intorno, ma la colpa non è di questi messaggi, quelli ci sono e bisogna confrontarsi per forza con loro. La nostra colpa è quella di perdere di vista il nostro impegno e cercare di valorizzare la nostra attitudine. Io penso che ogni ragazzo possa essere artefice della propria fortuna, ma questo vale per tutti, anche per le persone che ragazzi non lo sono più, e lo possono fare semplicemente credendo in qualcosa e dedicandosi con tutto sé stesso a questo obiettivo. Soltanto facendo così con caparbietà, senza mollare mai, facendolo per tutto l’anno e magari per tanti anni ci si può trovare fra le mani una fortuna incredibile proprio come è successo a me.

Tanti sono gli impegni sociali a cui ti sei dedicato, tra questi anche “Basta” contro la violenza sulle donne, tema delicato ed attuale. In questa circostanza è stato usato un tuo ritratto, ma secondo te un personaggio noto, rispetto un “semplice cittadino” ha maggiore influenza sulla platea che ascolta?

Dalle cose che stanno emergendo negli ultimi tempi si sta capendo che molti personaggi del mondo dello spettacolo non sono né migliori e né peggiori di tanta gente qualunque che è in giro, chi opera nel mondo dello spettacolo in più rispetto al cittadino o il lettore che legge l’intervista, ha soltanto la notorietà e non è detto che chi nella vita recita il ruolo di un salvatore della patria alla fine poi lo sia veramente, come del resto chi fa il cattivo nel film lo sia per forza nella realtà. Molto spesso si mitizza troppo la figura di questi personaggi, però è importante che la maturazione del ruolo in queste persone possa avere degli sviluppi.

Io incontro tanta gente del mondo dello spettacolo e non è che riesco ad avere la stima di tutti, penso che non siano degli ottimi esempi. Personalmente, penso che il lavoro di “Striscia” mi ha cambiato, perché mi ha fatto capire delle cose importantissime che magari molto spesso perdiamo di vista. Ascoltare tutti i giorni i drammi della gente che ti scrive, che ti chiama, che ti contatta perché ha bisogno di soccorso… ti fa capire quanto bisogno di aiuto ci sia in giro e quanto possa essere determinante anche semplicemente l’ascolto, quanto sia importante per loro avere un punto di riferimento. Io non credo di essere uno che ha salvato l’umanità, oppure che ha cambiato il modo di vivere in una città come Napoli, però devo dire che con dei servizi sono riuscito a cambiare delle cose, trasformare dei malcostumi che sembravano radicati, incancreniti, incrostati e siamo riusciti a rimetterli in discussione e da lì sono nate delle evoluzioni, e quindi capisco che alla fine la gente ha bisogno di punti di riferimento, credere in qualcuno per provare a darsi da fare, ed è questo il ruolo che noi possiamo avere, quello di condurre una vita coerente con quello che dici in televisione, ed io da allora, soprattutto da quando sono a Striscia, anche se ho sempre lavorato nell’associazionismo con i bambini, facendo anche il clown per tantissimi anni, ho cercato di dare una coerenza al mio comportamento, al mio stile di vita rispetto a quello che dico in tv, perché non vorrei mai deludere neanche una persona che ha creduto in me, che mi ha dato fiducia e che potrebbe rimanerci male a proposito di questioni che può constatare da sé, che potrebbero emergere ed essere giudicate contrarie rispetto a quello che credeva.

Nuove idee e progetti per il 2018?

Ho assestato la mia esistenza su questi punti fermi: Striscia la notizia, che andrà avanti fino alla fine della primavera come ogni anno ed è un lavoro che assorbe tantissimo, ma nel frattempo continua la mia comunicazione sperimentale di OnePHOTOoneDAY, tanto oramai è diventato un po’ come lavarsi i denti, prendere un caffè dopo pranzo, e quindi mi faccio una foto e vado avanti. E poi c’è il #NonCiFermaNessuno che mi porta in tour a cavallo fra l’inverno e la primavera nelle università italiane, ma è inarrestabile anche durante tutto l’anno incontrando tantissime persone in piazza, nei centri commerciali, università, scuole per parlare di coraggio, energia. Questi impegni sono già abbastanza e poi, magari, se capiteranno altre occasioni sarò contentissimo di viverle, perché credo molto in quello che faccio, sono una persona fortunata e quindi la fortuna che ho nel vivere un percorso di questo tipo deve essere onorata tutti i giorni con il massimo dell’impegno.

Grazie a Luca Abete per la piacevolissima conversazione carica di bei messaggi, di ottimismo e di positività, elementi indispensabili per tentare di portare un cambiamento volto verso l’altruismo e l’amore, sia per sé stessi, che per gli altri.

Su Silvana De Dominicis

Vice direttore di La Gazzetta dello Spettacolo, amante degli animali, la natura e la cucina veg. Umiltà e sensibilità sono nel contempo i miei pregi e difetti.

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