Maria Rosaria Omaggio

Maria Rosaria Omaggio, e la possibilità di dire sì e no

A tu per tu con Maria Rosaria Omaggio

Difficile descrivere un’attrice come Maria Rosaria Omaggio. Ancora più difficile diventa raccontare una donna che, nella sua lunga carriera, ha incarnato donne sempre diverse e dato voce a storie sempre reali e intense. Maria Rosaria Omaggio rappresenta un talento immutabile che riesce continuamente a stupire.

Maria Rosaria Omaggio

La ritroviamo oggi al Cinema con il film Ninna Nanna accanto a Francesca Inaudi e Nino Frassica, dove con un cameo prende parte al racconto sul tema della depressione post partum. Ma Maria Rosaria Omaggio é instancabile, come lo è la sua recitazione. Si divide tra un set e l’altro in questa luna estate. La Gazzetta dello Spettacolo prova a raccontare una donna che, con la voce potente e il cuore che sa sempre cosa dire, incanta e spiazza.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Maria Rosaria Omaggio. Sei al cinema con il film Ninna Nanna. Presentami il tuo personaggio.

Felice di essere su un giornale che leggo. Ho accettato questo cameo non solo per essere solidale, ancora una volta, alla nascita di un’opera prima, ma anche perché in sceneggiatura era molto toccante quanto l’esperienza della maternità subisca un’inevitabile influenza della propria madre. E con la madre di lui totalmente diversa a raccontare la donna semplice di provincia. Una sorte di trasmissione di memoria genetica femminile e di formazione familiare che può condizionare la Natura. Il risultato è stato però diverso. I film più riusciti sono quelli dove ogni personaggio ha una sua propria identità precisa, raccontata e questa ricchezza di sfumature va a raccontare la vicenda centrale con autentiche emozioni. Tra quelli più recenti potrei citare “Tutto quello che vuoi” di Bruni e la commedia “Lasciati andare” di Amato.

Ti somiglia? Credi di essere diversa da lei?

Assolutamente no, neanche fisicamente. Non sono né alcolista, né schiava dell’apparire ad ogni costo. E l’amarezza del breve bagliore della sua dipendenza, quando la figlia può diventare autonoma, si è persa nel montaggio.

Come hai preparato questo personaggio?

Come sempre parlando con la regia e investigando a fondo nella sua “bibbia”, termine usato in cinema per conoscere anche la storia non narrata ma che può rendere vero per determinate caratteristiche un personaggio. Nello stesso tempo investigando la relazione con la figlia e come la percepiscono gli altri. Quando si vede la storia esclusivamente attraverso un solo ruolo il rischio di perdere verità é quasi certo.

Il film tratta un tema molto delicato come la depressione post- partum. In che modo pensi che un film del genere possa aiutare le donne?

Il tema é importantissimo e soprattutto perché è tale la sacralità del dare la vita, che si finisce con evitare di parlarne.

Quale messaggio speri possa cogliere lo spettatore che andrá al cinema?

L’intenzione era quella di osare e di narrare anche i lati bui della maternità e non solo l’abituale idea della gioia di essere madre.

Maria Rosaria, sei una donna di successo che, da sempre, ha portato avanti la sua carriera con estrema eleganza. C’è mai stato un momento in cui ti sei detta: Che fatica essere donna?

Sempre. Ho debuttato giovanissima faticando a comunicare che dentro un bel corpo c’è anche emozione e pensiero. Oggi, mentre i colleghi uomini coetanei cercano di avere partner che abbiano la metà dei loro anni, sono rari i personaggi di donne. Spesso i ruoli femminili sono da amanti o da nonne. Eppure le donne tra i 45 e i 65 costituiscono la maggioranza della popolazione e meriterebbero di essere raccontate più verosimilmente. All’estero va un po’ meglio, soprattutto in Francia.

Cosa rappresenta per te essere una donna indipendente?

La possibilità di dire sì o no liberamente.

Nel 2013 hai interpretato Oriana Fallaci nel film Walesa. Devo confessarti che mi colpì davvero tanto il tuo personaggio e la tua capacità di vestire i panni di una donna così di rilievo. Che ricordo hai di quell’esperienza e che emozione hai provato nell’interpretare la Fallaci?

Il ricordo più toccante é sicuramente l’armonia del set di Andrzej Wajda, premio Oscar polacco, grande regista e soprattutto grande uomo. Per quanto riguarda dare volto e voce alla Fallaci, si tratta di un’impressione ancora viva, visto che la interpreto anche in teatro e lo spettacolo “Le parole di Oriana” sarà in scena anche nella prossima stagione.

Adesso c’è un ruolo che ti piacerebbe ottenere e che hai sempre voluto? 

Sarebbe un’esperienza interessante interpretare una donna amata da un uomo molto più giovane, come Brigitte Macron.

Recitare per Maria Rosaria Omaggio significa… 

Esprimermi, comunicare, raccontare storie attraverso le mie emozioni. Dopo la regia di “Suor Angelica e Gianni Schicchi “di Giacomo Puccini a Narni per l’International Vocal Art di New York durante il Narnia Festival, torno sul set a Taranto per un’altra opera prima. E, ve lo racconteró a fine estate.

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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