Domenico Pisani
Domenico Pisani

Domenico Pisani, regista del corto “Caffè Corretto”

Incontriamo Domenico Pisani, regista del corto “Caffè Corretto”, di cui vi abbiamo parlato nei giorni scorsi. Domenico è giovanissimo ed ha all’attivo molti cortometraggi. Predilige il genere horror ed ha una passione per l’hip-hop, per cui ha realizzato svariati videoclip.

Domenico Pisani
Domenico Pisani

Ti ringraziamo per essere con noi, Domenico Pisani. Come procede il tuo vissuto?

Procede bene. Questa pandemia pare stia dissolvendosi, piano piano. Spero solo che possano velocizzare i vaccini, in modo tale da poterne uscire in una maniera ancora più veloce. In questo modo, potremo ricominciare a lavorare più di prima.

Sei giovanissimo, eppure hai già all’attivo alcuni lavori che portano la tua firma. Come nasce la tua passione per la regia e quali registi hanno guidato la tua strada?

Devo tutto a mio nonno, grandissimo appassionato di cinema. Per tanti anni mi sono dedicato al rap, per poi dedicarmi al cinema, subito dopo aver smesso. Mi sono iscritto all’Accademia del cinema e della televisione di Roma, a Cinecittà, proprio per dare inizio a questo splendido percorso. A guidare la mia strada, Dario Argento, Bava, Pupi Avati e molti altri maestri dell’horror italiano. Sono stato fortunato, nel mio percorso di vita, ad incontrare uno dei fratelli Taviani, motivo di crescita personale e artistico.

Parlaci di “Caffè Corretto” e di come ti sei avvicinato a questo progetto.

Nasce da una birra tra amici. Augusto Tirelli ci ha sottoposto la sua sceneggiatura. Mi è subito piaciuta. Il corto è stato realizzato con un budget davvero basso. Si è instaurato un bellissimo rapporto con tutti sul set, perché uniti dalla stessa passione comune, pronti a viaggiare in un’unica direzione. Siamo felici di come stia andando. Speriamo possa crescere sempre più.

La passione che nutri per l’horror e per l’hip-hop, annessa alla regia, pensi possa portarti a realizzare qualcosa che possa includere entrambe in un unico progetto?

Traggo molta ispirazione della realtà quoditiana. Realizzare qualcosa che comprenda entrambe le passioni è difficile. Sarei felice di poter realizzare invece qualcosa di crime, nella mia Napoli, che possa così accomunare crime e hip-hop. Sarebbe davvero bello!

“Caffè Corretto” è stato realizzato in tempo di Covid-19. Come si sono svolte le riprese?

Siamo stati fortunati. Le riprese sono terminate poco prima del lockdown del 2020. Fortunati in un senso e sfortunati successivamente, visto il ritardo che ha subito il montaggio, l’intera post-produzione. Era complicato vedersi, poter organizzare i nostri spostamenti.

Il mondo dello spettacolo ha vissuto un fermo, legato alla pandemia che ci ha colpito, lo scorso anno. Cosa puoi dirci a riguardo?

Si poteva fare di più, per tutti noi! Non abbiamo ricevuto, insieme a ristoratori e molti altri, alcun sussidio. Tutto ha avuto modo di essere soltanto tramite il web. Il web, purtroppo, non può però garantire l’emozione di una presentazione in sala, con un pubblico, con le sensazioni a portata di mano. Ci auguriamo davvero che si possa vedere la fine di questo tunnel.

Guardiamo al futuro. Con chi avresti piacere di poter collaborare un domani?

In realtà siamo già al lavoro, insieme ad altri colleghi, su un nuovo progetto. Mi piacerebbe lavorare con Salvatore Esposito, il ragazzo che ha preso parte a Gomorra. Adoro la sua poliedricità.

Cosa ne pensi del cinema di oggi?

Ciò che viene realizzato in Italia, non è sempre di mio gusto. In Italia si tende spesso a realizzare commedie, atte ad attirare una determinata visibilità. Negli ultimi tempi, per fortuna, il circuito underground sta muovendo i suoi passi muovendosi fuori da ogni schema. Mi auguro che questo movimento possa crescere sempre più, apportando novità sempre più eclatanti.

Cosa prevede il tuo futuro artistico?

Qualcosa bolle in pentola. Ho in mente l’idea per un nuovo corto, che spero di poter affrontare anche dal punto di vista della scrittura. L’argomento mi è particolarmente a cuore.

Su Alessia Giallonardo

Nasco a Benevento, nel 1986. testarda a più non posso, perché Toro. Amo la fotografia sin da quando ero piccola e devo questa passione a mio padre. Stesso discorso per la scrittura, per ogni singola sfumatura di un racconto, di un vissuto, di uno storico incontro.

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