Ugo Gangheri. Foto di Giancarlo Cantone
Ugo Gangheri. Foto di Giancarlo Cantone

Ugo Gangheri: le riflessioni sul CoronaVirus

Abbiamo “incontrato” il musicista Ugo Gangheri, anche lui chiuso nella sua casa in attesa di tempi migliori.

L’artista ha voluto spiegare, a modo suo, quello che sta vivendo e in maniera originale e toccante ha racchiuso il tutto in una sorta di racconto che vi esortiamo a leggere:

Ugo Gangheri. Foto di Giancarlo Cantone
Ugo Gangheri. Foto di Giancarlo Cantone

“Ecco cos’è ! In fondo è dall’alba di tutto questo che sembra di vivere in una perfetta e non solo, ma anche ben scritta, sceneggiatura di una serie tv con tutti gli ingredienti giusti al posto giusto. Per chi avesse acceso solo adesso il televisore , provo a farne un breve riepilogo delle due puntate andate in onda al momento. Il primo episodio ci mostra attraverso una serie di servizi televisivi montati in un unico solo, centinaia di città nelle quali tutti indistintamente dall’età , dal sesso e dalle religioni, hanno da fare quello che devono fare per forza, e quindi lo fanno, in un mondo frenetico che detta la sua sete di potere, di vanità, di spread e borse al rialzo, di imposizioni “sotterranee” su più fronti, di Coppe e Campionati da slot machine vincenti, di baretti da riempire di gioventù ben mischiata alla pari e di telefonini il cui uso e consumo era destinato esclusivamente ai social, fatti apposta per chi aveva smanie di protagonismo, per gli eserciti dei selfie, per polemizzare e, soprattutto per giudicare. Si , per giudicare! Perché pare che l’uomo in quelle città, voleva essere al centro delle attenzioni, bypassando cose come la conoscenza, l’impegno sociale, la storia (infatti le soffitte erano colme di valori fondamentali) per essere presente su ogni questione, e che gli appartenesse o meno non importava, importante era poter dire la sua ! Una nitida immagine che evocava una <autodistruzione distratta> era la grafica della serie TV ; una coltre di idrocarburi mista a polveri sottili stendeva la sua essenza fatta di squisita verità ,nell’aria di una mattina qualunque.

Il sottofondo era affidato ai Carmina Burana. Una voce fuori campo, mentre scorrevano immagini di orsi polari ridotti allo stremo, in mezzo a quello che restava di ghiacciai un tempo perenni , ricordava al mondo l’importanza di una ragazzina nordica, la più innocua ed umile delle presenze viste prima di allora , quella che accese una miccia , quella che attraverso un digiuno fatto di consapevolezza , ci mise la faccia sperando così, che potesse accadere quel famoso caos generato da un battito di ali di farfalla e di conseguenza sperare che quel battito non si fermasse dinanzi a nulla, in nome di cambiamento climatico da fermare a tutti i costi. Solo questo. Cambiano i contributi video e la stessa voce presenta il parterre degli ospiti illustri mentre in studio prendono posto un emerito dotto di psicologia, un antropologo di dichiarata fama, una sociologa di grido ed un opinionista tal Alfonso Signorini , tutti assieme un po’ litigando un po’ sciorinando complesse formule imparate su manuali del fai da te, tentano di spiegare il fenomeno delle “stese” in quella Partenope folckloristica che faceva invidia sempre e comunque alle altre città ; il focus si accese poi sugli ennesimi femminicidi che ancora accadevano nonostante la castrazione psicologica in atto e via via sempre più velocemente altri argomenti come se si trattasse di pubblicità occulta. Un nugolo di idioti con le facce cattive di chi si fa aiutare ad esserlo dalla coca, inferocirsi davanti a gente povera, senzatetto e né cibo. Il silenzio del mondo nelle strazianti grida dei bambini siriani la cui innocenza pare non essergli consentita grazie a colui che si fa chiamare Erdogan che per invidia a Sandokan (il nobile pirata nemico dei colonialisti) viveva facendo il bullo. Il ritorno di Albano e Romina che ormai tutti hanno imparato che se scomparivano era solo per riapparire; le infinite ignobili querelle di politici reclutati dall’esercito degli ignoranti ancora a farsi la guerra in nome di una ideologia sfinita e senza futuro.

Si abbassano le luci nello studio per l’ultimo servizio che raccontava attraverso la voce di uno degli ultimi illustri poeti, quello che stava accadendo davanti agli occhi di tutti (che si costringevano ciechi); erano gli anni ultimi per fermarsi in tempo, perché la terra andava già da un po’ a ripeterci come un guru, che in quanto terra ,non aveva bisogno della razza umana per vivere ma viceversa è lei che ne ha bisogno , per cui, l’illustre esortava i telespettatori a questa riflessione. Niente pubblicità! Ormai tutti avevano tutto e tutti cambiavamo il vecchio, sia pure di un mese in nuovo, tutti si erano dimenticati dei propri ​padri e le madri non riconoscevano più i figli, Amazon il dio dei diavoli predicava l’assoluto… Insomma quelle città ed i loro abitanti parevano non proprio bellissime. Parte la sigla finale “Heroes” di D.Bowie su un trailer che preannuncia il secondo episodio. Una nazione di occhi a mandorla la cui cultura è da sempre tra le più antiche e mistiche, inginocchiata da un nemico invisibile e che piange le sue centinaia di morti combattendo a due mandate le serrature di casa!

Il secondo episodio è come una sorta di blob dove si accavallano immagini caotiche ed interviste a volte ripetitive, virologi, biologi e medici che raramente si trovano concordi sulle questioni, si passa con macchiavellica regia dal ministero dei ministri alle strade cittadine, dalle sedi televisive alle case private, dagli stadi vuoti ai supermercati presi d’assalto, dagli esterni degli ospedali alle trasmissioni a porte chiuse fino ad arrivare alla pubblica opinione sui social! I primi morti fanno notizia! Un frame su di un cartello con su scritto COVID19 mentre la voce fuori campo cita “Ad ogni azione corrisponde la sua reazione” e di sottofondo L.Cohen canta la sua Halleluja.

Così accadde l’innominata Pandemia che trascinò con se la chiave della speranza:la quarantena. A questo punto della puntata i personaggi diventano tutti quelli che appaiono in video, come una specie di provino richiesto su parte, per il più grande colossal mai prodotto al mondo. Auto-isolamento imposto e successivamente forzato.

I giorni della prigionia: in viale Gramsci alle 18,00 cantiamo “Volare” (perché l’ignoranza latente non permette di chiamarla con il suo vero titolo “Nel Blù dipinto di blù”), alle 18,30 in piazza Nazionale cantiamo “Napule’”, alle 19,00 in via Leopardi cantiamo “Mio fratello che guardi il mondo” ( è chi ‘a sape?), c’è perfino spazio a quello spirito patriottistico il cui valore etilico è sfumato già da tempo, con l’inno di Mameli più stonato che sia stato mai eseguito. I seguaci di Satana si strofinano le mani, le messe diventano online per tenere i fedeli vicini (​e chissà se è cosa buona e giusta visto i tempi), il dio pallone è fermo nel prato all’inglese di una comunità di anticaccia pronti a sparare chiunque si avvicini, il nostro sceriffo preso per culo (poverino stavolta ne ha di ragione), nasce il partito degli Ascierto e per par condicio nasce il partito dei Galli. Gli stupidi si ricordano di essere stati zitti qualche giorno di troppo per cui finalmente riprendono affermando che tanto per non cambiare il problema è nato perché a sud non si lavora. Gli influencer finalmente sono a casa sotto le coperte con una sana aspirina. Spazio Pubblicità 100 secondi; Premessa: da questo momento il personaggio della serie resta uno solo…e stranamente quello sono io.

La videocamera mi legge seduto su di un divano di vimini, si avvicina ed io non riesco a trattenermi, piango…piango senza vergogna. Il regista filma tutto sussurrando al suo aiuto “ grandissimo” “Questa cosa cosa è forte”. STOOOOOP urla come un ossesso ma fingendo come il peggior Pinocchio di Collodi e si avvicina viscidamente: “Hai dimenticato la parte?” Io rientro in me, strappo la videocamera dall’operatore e mi auto faccio un primo piano urlando: “Respect per tutte le vittime ed i loro familiari ai quali il destino con una fretta che pure gli appartiene, non ha voluto neanche dare la possibilità di poter onorare i propri cari con una veglia ed un funerale.” Mi fermo, non ci riesco…non riesco ad andare avanti. Non riesco a non pensare a quei vivi che stanno morendo minuto dopo minuto, di quella morte lenta fatta di ansie e di domande senza risposte pensando a quel futuro che si prospetta e che forse è già presente, perchè la verità è che ci sarà più di un cittadino italiano, e non, che quando questa tempesta sarà passata non avrà di come fare a vivere la sua miseria e nessuno Stato potrà intervenire laddove l’arte di arrangiarsi (che è lo stereotipo del quale ci si barzelletta sù da più parti di questo paese) è presente per necessità e non per vocazione antica. Ecco io ho paura. Ho paura perché non credo più in Babbo Natale e la sua bontà nel posporre un pagamento di una rata o di una bolletta di un ​mese (il che significa che il mese successivo bisogna pagarne per due), ho paura di rinnovare la fiducia nelle istituzioni che di certo faranno del loro meglio affinchè possano trovare soluzioni che consentano agevolazioni studiate per tutta la popolazione con proposte di legge e decreti ad hoc ma che lasceranno per forza di cose tantissimi nuclei familiari nella disperazione, perché è scritto nella natura dei dopoguerra. Le differenze tra chi è statale e chi è libero professionista, tra chi si vede gestito da una cassa di previdenza ed un lavoratore di una azienda, tra una colf ed un bracciante agricolo, tra una barista ed un cantante, tra chi vive di pesca e chi è ambulante, sono differenze abissali ma se di abisso si parla allora tutta la gente che produce a nero e non per sua volontà? E tutti quelli che producono in maniera creativa? Spazio pubblicità che non era previsto. Un hacker della rete disturba la messa in onda della serie Covid19 con un video proclama preso a prestito da facebook: Salve! Il mondo continua a vivere ed è bellissimo, costringe in gabbia solo gli esseri umani. Secondo me ci sta mandando un messaggio: non siete indispensabili. L’aria, la terra, l’acqua e il cielo senza di voi stanno bene. Quando tornerete ricordate d’essere miei ospiti. Non i miei padroni. Mi giro verso i miei tre gatti pronti per la loro mai messa in discussione cena e penso che ci sarà comunque da andare avanti; non lo so come lo farò e se ci riuscirò. Nella peggiore scenderò in strada e canterò le mie canzoni in cambio di un cent e alla fine della giornata dividerò il mio “guadagno” come sempre con altri.

COVID19 La Serie TV…non esiste!

Su Silvana De Dominicis

Vice direttore di La Gazzetta dello Spettacolo, amante degli animali, la natura e la cucina veg. Umiltà e sensibilità sono nel contempo i miei pregi e difetti.

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