Gli Artisti per l’Arte

Gli Artisti per l’Arte: Gianmarco Tognazzi a Pompei

Gli Artisti per l’Arte

Si inaugura sabato 12 dicembre alle ore 17.00 la mostra Gli Artisti per l’Arte con la partecipazione dell’artista pompeiana Chiara Nastro a cura di Giovanni Cardone presso il Museo Temporaneo d’Impresa – Palazzo De Fusco e con il Patrocinio del Comune di Pompei – Assessorato alla Cultura , in collaborazione con l’Associazione Internazionale Aster Academy – Regione Campania.

La mostra la si potrà visitare fino al 7 gennaio 2016.  Interverranno : Ferdinando Uliano Sindaco di Pompei , Pietro Orsineri Vice Sindaco e Assessore alla Cultura , Alessio Follieri Presidente Internazionale Aster Academy, Mario Lanzione Direttore Artistico dell’ Art-Studio Gallery di Bnevento, Rosario Pinto Critico d’Arte , Antonella Orefice  Storica e Scrittrice, Raffaele Esposito Docente di Informatica presso l’Università degli Studi di Benevento.

Con la Partecipazione Straordinaria dell’Attore Gianmarco Tognazzi Socio Onorario Aster Academy. L’occasione dell’evento sarà unica, perché oltre ad essere l’arte l’elemento trainante vi sarà l’importante apertura per l’Associazione Culturale Internazionale, Aster Academy International con la partecipazione straordinaria dell’attore Gianmarco Tognazzi che parlerà della sua attività e del celebre padre Ugo Tognazzi a 25 anni dalla scomparsa.  Il Prof Giovanni Cardone ha unito in un evento l’occasione per un importante incontro culturale unifica diverse arti, l’occasione di poter vivere un pomeriggio di arte, cinema, cultura, riflettendo la filosofia essenziale della Aster Academy come associazione che si propone nella promozione e creazione di iniziative e grandi eventi culturali: dal teatro, al cinema, dalla musica alla letteratura Come scrive Rosario Pinto :  “Benevento è una città che ha saputo esprimere, da sempre, un  profilo di grande originalità, distinguendosi dal resto della regione campana, e dall’insieme del Mezzogiorno stesso, non solo per la orgogliosa affermazione delle sue più lontane radici di popolo e di comunità, ma anche per un’autonomia culturale che non l’ha mai resa supinamente soggiacente né a Roma, durante tutto il periodo della sua condizione di ‘enclave’ pontificia, né a Napoli in vari momenti della sua condizione di capitale del regno meridionale.

L’autonomia beneventana, sul piano culturale, comincia ad esprimersi nelle sue origini più lontane, nel privilegiamento del culto di Iside, ad esempio, e, in seguito, nel Medioevo, con l’additamento di quei primordi e di quelle premonizioni esperienziali, ad esempio, di Santa Sofia, che avrebbero giustificato il giudizio successivo espresso da un Cennini che guarda a Giotto, del ‘volgersi della pittura di greco in latino’. E, dal Medioevo, a seguire, nel corso dei secoli, sarebbe stato sempre nel segno di un’autonomia propositiva il contributo fornito da Benevento alla pratica artistica, non mancando questa città di saper esprimere anche personalità come quella del Raguzzini, beneventano ad honorem, che avrebbe saputo dettare, extra moenia, a Roma, ad esempio, il verbo di una vivacità architettonica rococo profondamente innovativa. Con l’Ottocento e, grazie ad Achille Vianelli, ed alla sua azione formativa, si sviluppa una vera e propria ‘scuola’ di pittura locale, della quale uno dei più intensi interpreti sarà  Gaetano De Martini.

Poi, di qui alla grande personalità di Nicola Ciletti, nel primo cinquantennio del ‘900, il passo è breve ed intorno a Nicola ed a Fryda Ciletti – che promuovono un luogo di dibattito sull’arte – si animerà un cenacolo artistico di primissimo ordine, fortemente avvertito delle novità internazionali più significative, come quella, ad esempio, dell’ingresso stesso dell’arte americana all’interno delle prammatiche creative del ‘900, a seguito della mostra dell’ ‘Armory Show’ del 1913.Nel secondo cinquantennio del ‘900, Benevento continuerà a proporre il suo profilo di originalità e di attenzione marcata alla innovazione: in proposito motore di grande valore sarà il Liceo Artistico creato nel capoluogo sannita; ma occorre prestare attenzione anche alla proiezione internazionale, che si manifesta, ad esempio, con i  decisivi contributi beneventani alla promozione della corrente ‘transavanguardistica’. A questa vocazione di ampio respiro della città, storicamente modellata su un gradiente di intelligenza propositiva e di serena autonomia di progetto, ha saputo orientare il proprio indirizzo operativo lo spazio di ‘Arte/Studio Gallery’, che ha mirato a proporsi come un luogo in cui apparisse ben chiaro che la presentazione di mostre espositive di opere d’arte dovesse trovare una sua propria e convincente ragione e non essere il frutto di una casualità occasionale.

Il suo creatore, Mario Lanzione, è, infatti, personalità ben addentrata nel mondo dell’arte sia come creativo, egli stesso in prima persona, sia come organizzatore. Ecco, allora, che ‘Arte/Studio Gallery’ provvede ad introdurre in città una serie di eventi espositivi che mirano a suggerire l’opportunità di nuove suggestioni creative, traendo spunto da ricerche d’artisti che si muovono sul terreno d’una pratica creativa elettivamente  aniconica e indirizzata lungo un abbrivio di stampo sostanzialmente ‘astratto-informale’, capace di dar vita ad una vera e propria aggregazione definita di ‘Astrattismo totale’. Si crea, insomma, intorno al polo di ‘Arte/Studio Gallery’, un interesse che è di pubblico – che trova un luogo di intelligenti sollecitazioni culturali – ma anche di artisti che hanno la opportunità di mettere a confronto le proprie opere, suscitando un dibattito critico da cui nascono fecondi suggerimenti di ulteriori obiettivi di ricerca. Tutto questo, occorre anche aggiungere, lasciando impregiudicato l’orientamento ‘astrattista’ della Galleria, impedisce che lo spazio diventi un luogo stilisticamente autoreferenziale, attento unicamente a se stesso ed incapace di cogliere le istanze di proposte innovative e sperimentali, rivolgendolo, piuttosto, a svolgere una funzione di volano artistico in città, grazie anche al suo impegno di promozione d’un dibattito più ampio che si espande dalla dimensione propria delle arti visive per abbracciare anche altri campi del sapere. Introduciamo, in tal modo, quello che emerge di prepotenza come un altro aspetto importante che distingue la ‘politica’ di ‘Arte/Studio’: di saper diventare cioè – negli appena tre anni di vita che ha appena compiuto – un punto di riferimento del dibattito tout-court, un luogo in cui, cioè, non ci si limita a disporre quadri alle pareti o sculture nello spazio, ma in cui si procede, innanzitutto ad un incontro tra pubblico ed artisti, tra pubblico ed opere ed in cui si rende possibile un effettivo ed efficace scambio di idee, all’interno di un ragionamento che, muovendo dalla sollecitazione visiva, sappia abbracciare la cultura nel senso più ampio della parola, un luogo che non è presieduto dal cicaleccio salottiero, ma dalla robustezza delle argomentazioni e dalle rilevazioni critiche, che l’occasione di discussione di volta in volta suggerisce. Se si valuta che tutto ciò avviene nei territori della cosiddetta ‘Campania interna’, l’osservazione della preminenza attribuita al dibattito assume un valore ancora più ampio e costituisce giustificazione di quella proiezione di successo che la ‘Gallery’ ha saputo man mano conquistarsi non solo a livello regionale, ma, più ampiamente, a livello nazionale ed internazionale. Ad offrire testimonianza di ciò provvedono, d’altronde, i nomi delle personalità d’artisti che hanno esposto negli spazi di ‘Arte/Studio Gallery’ nel corso di questi anni, personalità che hanno suscitato intorno a sé l’interesse e la sollecitazione di un fecondo flusso di idee. Un capitolo importante della azione di intervento di questa galleria beneventana è stato quello inaugurato con la tornata delle rassegne di ‘Primo vere’ annualmente ripetute con puntualità di scadenza. Il titolo stesso di questi appuntamenti indica la disponibilità al rinnovamento ed alla rinascita e gli artisti, di caratura nazionale ed internazionale, che ne hanno costellato le tornate, dimostrano, con la propria partecipazione, che l’azione propositiva di ‘Arte/Studio Gallery’ ha saputo intercettare un bisogno ed esprimerne le ragioni. Ciò che, infatti, si è potuto apprezzare, grazie all’azione svolta fin qui dal centro diretto da Mario Lanzione, è che si è riusciti a creare intorno all’esposizione creativa un interesse che allinea, in unità di proposta, la consistenza obiettiva dell’esperienza storica con la sollecitazione più immediata e producente  del nostro presente. Ed è così che, a fianco di maestri ‘storici’, come Cassinari, Cavellini, Giacometti, Guerricchio, Spinosa, Zigaina, Dova, Spinosa, Barisani, Emblema, Treccani, senza dimenticare la presenza di molti artisti stranieri tra cui ricordiamo Alaa Eddin, Hascizume, Caignard, El Torky, Glaser, Bennet ed altri, hanno trovato posto e ragione estetica anche esponenti della ricerca più recente, come Bova, Cipriano, Donzelli, Fermariello, Navarra, personalità impegnate in un lavoro di messa a punto di nuovi linguaggi e strategie espressive. Occorre ancora mettere in evidenza il tema dell’attenzione  di questo spazio beneventano a porsi come punto di riferimento per molti giovani esordienti ed operanti sul territorio: qui le giovani leve trovano ascolto ed un’opportunità di confronto e di misurazione delle capacità, animandosi, così, la ‘Gallery’ come prezioso riferimento sociale.

Tutto ciò non è poco. Oggi, l’esperienza di ‘Arte/Studio Gallery’ diventa motivo di analisi da parte degli studiosi d’arte e modello d’organizzazione al quale si guarda da molte parti con interesse per la formula adottata e per i successi ottenuti.  Ragioni materiche e sensibilità ordinamentali all’interno delle dinamiche creative di artisti iscrivibili in un percorso di compitazioni ‘astratto-informali’ allargate. Lo sviluppo storico della pratica astrattiva nel contesto delle arti figurative si caratterizza di  una puntuale marcatura segnica soprattutto quando la delibazione creativa prende a sviluppare una orditura produttiva che non limita il suo darsi ad una gestualità strettamente presieduta da ragioni ordinamentali, procedendo, piuttosto, ad individuare più ispessite configurazioni materiche con cui dar corpo ad una misura non meramente eslege nel processo integrativo di ductus e di composizione.  Ciò è quanto configura la pratica creativa che può definirsi ‘astratto-informale’, cui si rapporta l’attività artistica di alcuni gruppi di artisti e di alcune personalità individuali su cui lasciamo planare la nostra attenzione. Cominciamo col dire del gruppo beneventano di ‘Astrattismo Totale’, aggregato intorno all’ ‘Arte/Studio Gallery’ di Benevento ed animato da Mario Lanzione, Giuseppe Cotroneo ed Antonio Salzano.  Di Mario Lanzione appare importante additare innanzitutto la coerenza che egli dimostra nel mettere in pratica con continuità di indirizzo – fin dagli anni della sua formazione accademica – una ricerca di stretto rigore astrattivo, avendo egli cura di aver conto dei significati imprescindibili delle ragioni materiche alle quali sa conferire senso grazie ad una espressività gestuale che non va mai, tuttavia, a frammentarsi in una incongruità di rapporto tra normazione predittiva e sensorialità inconsulta. Gli fa eco la pratica creativa di Antonio Salzano che si diffonde in una pittura a distesa campitura e di forte caratura segnica, spesso caratterizzata da un trattamento vibratile delle superfici che trova scaturigine primaria in una diffusa – ed, a suo modo, ancestrale – sensibilità di ordine ‘chiarista’ alimentata da un sentire di alta caratura morale che anima in modo avvertito e profondo il portato contenutistico. La frastagliata sensibilità segnica che caratterizza la produzione di Giuseppe Cotroneo costituisce altro aspetto di estrinsecazione delle logiche ispirative di una ricerca che non limita alla scansione prettamente geometrica il proprio contributo alla delibazione astrattiva, muovendo, piuttosto, alla individuazione di una sorta di misura frattale entro i cui viluppi materici è possibile avvertire l’ansito d’una sintesi pregevole di materia e forma. Collegandosi, ma, vorremmo dire, quasi in una prospettiva ‘laterale’, a tali sensibilità culturali e condividendone, in fondo, larga parte delle peculiarità produttive, si dispone la ricerca creativa di Myriam Risola, che pone insistitamente l’accento sugli aspetti segnici, dando corpo ad una pittura nervosa e disincantata, in cui si segnala pregnante l’affondo espressionistico di spiritate e saettanti svirgolature timbriche.

Di non minore robustezza segnica appare improntato il gesto di Fabio Mariacci che si rivela, comunque, incline ad avvertire con particolare impegno le ragioni di una sorta di progettazione d’impianto che si manifesta sia in alcuni specifici brani di pittura articolata in un continuum modulare, sia in alcune prove di pittura a larga fascia, ove la scansione cromatica si fa ordito compositivo e rivelazione epifenomenica d’una disposizione mentale che si fa gesto, senza cedere a tentazioni di esondazioni magmatiche. Introduciamo la pratica creativa di Maria La Mura suggerendo di lasciar planare la nostra attenzione sulla disposizione che la artista manifesta d’una sua sensibilità particolare per la considerazione d’una consistenza corpuscolare della materia. E si rende particolarmente interessante il manifestarsi d’una articolazione dialettica che è possibile apprezzare nelle sue cose, articolazione che, ad esempio, si rende percepibile nella studiata condizione di equilibrio che si crea tra rugosità materiche e campiture planari.Il tema del rilievo organico che assume la campitura non soltanto come definizione di area, ma come coefficiente vivo d’una dimensione esplicativa della fermentazione  spaziale disciplinata in una bidimensionalità non tuttavia appiattita, costituisce il fulcro delle dinamiche creative dell’opera di Gianni Rossi, artefice di una pratica creativa robustamente astratto-informale, in cui avvertitamente viene proposta, come  soluzione convincente della dialettica spazio-cromatica, l’opportunità di una integrazione organica tra misura geometrica e corpuscolarità pigmentale. Una lontana eco ‘nouveau-réaliste’ di grande raffinatezza sintattica e di notevole abbrivio espressivo è quanto ci consegna la pratica creativa di Raffaele Bova, in cui all’empito d’una consistenza oggettuale si affianca una intensa consapevolezza ‘concettuale’ che va ad implicarsi in accorte modellazioni costruttive di un ordito significativo che sappia rendere capace l’arte di calettature contenutistiche tutt’altro che occasionali ed effimere, come avviene, ad esempio, per l’impegno che il Nostro profonde sul tema de ‘La terra dei fuochi’. All’interno delle dinamiche creative dell’attività produttiva di Enzo Navarra – artista, che, come Bova, ha una particolare sensibilità ‘contenutistica’ e che trova le sue scaturigini prime nella temperie del ‘Sociale’ – è possibile apprezzare una particolare sensibilità conciliativa, tra le ragioni delle cose e la loro restituzione in immagine, che non cede, tuttavia, alla tentazione di ‘manifestarsi’ come icona ‘oggettuale’, andando, piuttosto, a configurarsi come campo di esplicitazione d’una sensibilità segnica che sceglie il campo della ‘rappresentazione’ in opposizione alle più comode derive della ‘figurazione’, maturando scelte di grande pregio contenutistico”.

Mentre Giovanni Cardone dice: Chiara Nastro  è un artista che  indaga , ricerca, per far si che l’opera sia unica, anche l’ispirazione primordiale che inconsciamente l’artista pensa ma lo trasmette nel momento in cui  partorisce l’opera. Il Corpo è fatto della stessa materia vitale di cui si compone l’universo. Come parte del tutto, è frammento senza volto, senza nome, sottratto all’identità e al tempo che lo hanno prodotto. Il corpo è parte dell’enigma irrisolto che sottende al mistero della vita e che coinvolge parimenti lo spazio che lo compenetra. “Madre Terra” potrebbe essere il nome destinato ad una di queste essenze impersonali sostanziate del colore della terra stessa. Res e humana sono dunque presenze imprescindibili nelle opere dell’autrice, ma in questa riproposizione di molecole di universalità, nulla è concesso al caos disorganizzato: tutto, come in un rebus pronto ad auto-risolversi, ha una precisa ragione di essere in quel luogo, di quel tempo sospeso. Dunque da niente si può prescindere, lo “sfondo” spesso incombe in primo piano, condiziona l’essenza del corpo, pure l’ombra su di esso si fa densa consistenza. Il complesso tema di forze è leggibile in virtù del delicato equilibrio visuale fra dimensioni, distanze, direzioni, curvature, volumi. Ciascun elemento possiede una forma appropriata in relazione a tutte le altre, fissando così un ordine definitivo nel quale tutte le forze componenti si contengono a vicenda, nessuna di esse può imporre alcun mutamento nell’interrelazione. Il gioco di forze si trova in quiete apparente.  Ma il corpo rimane l’elemento propulsivo, vitale, che rompe la permanenza, che è motore di cambiamento; in questo senso, è la chiave di volta di questa composizione. Il corpo di Chiara Nastro è  generato dall’espressività gestuale ed emozionale di se stesso. L’opera dipinta, emana vitale sensualità potenziata dalla memoria, che sublima il reale,  e la rende simbolica. Il corpo, dunque, come forma simbolica, richiede una conoscenza che implica volontario avvicinamento, ricerca perseguita, lenta penetrazione: è quella praticata dall’autrice, è quella reiterata ad ogni rinnovato sguardo dello spettatore. E quello che dovrebbe fare qualunque artista, ma Chiara Nastro lo evidenzia attraverso il percorso del suo linguaggio artistico che la rende unica come unica è la  sua arte”. Esporranno i seguenti artisti : Raffaele Bova, Giuseppe Cotroneo , Maria La Mura, Mario Lanzione, Fabio Mariacci, Enzo Navarra, Myriam Risola, Gianni Rossi , Antonio Salzano, per l’occasione saranno esposte le opere dell’artista pompeiana Chiara Nastro.

Su Giovanni Cardone

Saggista, storico dell’arte e critico d’arte, docente di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea presso istituzioni universitarie e di alta formazione.

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