Incontro in un ricordo con… Lucio Amelio

Lucio Amelio. Foto Polaroid manipolata di Augusto De Luca

Incontro in un ricordo con… Lucio Amelio

Per “Incontro in un ricordo” di Augusto De Luca, oggi parliamo di Lucio Amelio, famosissimo gallerista conosciuto in tutto il mondo.

Lucio Amelio (1931-1994) è stato una figura fondamentale nell’evoluzione dell’arte contemporanea, in particolare in ambito napoletano. Nel 1969 fondò la Galleria Lucio Amelio a Napoli, che divenne rapidamente una piattaforma significativa per gli artisti d’avanguardia. La sua galleria esponeva figure di spicco come Robert Rauschenberg, Cy Twombly, ecc. introducendo così l’arte internazionale al pubblico italiano.

Questa struttura segnò una svolta nel panorama culturale di Napoli, poiché trasformò la città in un polo vitale per l’espressione artistica contemporanea. Un aspetto chiave dell’influenza di Amelio fu la sua capacità di favorire collaborazioni tra artisti. In particolare, favorì un incontro tra Joseph Beuys e Andy Warhol che è culminato in una mostra congiunta. Questo evento non solo ha evidenziato il suo ruolo di connettore all’interno del mondo dell’arte, ma ha anche sottolineato il suo impegno nel promuovere idee innovative e l’impollinazione incrociata tra diversi movimenti artistici. Tali iniziative contribuirono in modo significativo ad ampliare gli orizzonti dell’arte in quel periodo. L’eredità di Amelio è ulteriormente cementata dalla sua risposta agli eventi socio-politici attraverso l’arte.

La mostra Terrae Motus, inaugurata nel 1982 in seguito al terremoto dell’Irpinia, esemplifica questa intersezione tra arte e attivismo. Questa mostra non solo ha presentato opere di artisti rinomati, ma ha anche sottolineato come l’arte possa fungere da potente strumento di critica sociale. Dalla metà degli anni ’70 all’inizio dei’90, essere presenti agli eventi della galleria di Lucio Amelio in piazza dei Martiri a Napoli, era quasi un dovere, un obbligo per gli artisti che desideravano “esserci”, quelli cioè che volevano partecipare alla vita culturale patenopea.

La sua galleria era un luogo magico, piena di stimoli, posto unico nel suo genere. Lucio portò a Napoli artisti internazionali le cui opere avevamo prima ammirato solo su giornali e riviste. Se ci si recava nelle sue due sale, facilmente si potevano incontrare personaggi come Warhol, Beuys, e Mapplethorpe. Lucio, però, si occupò e preoccupò anche degli artisti napoletani. Io presi parte, infatti, a due eventi organizzati da lui: la ‘Rassegna della Nuova Creatività nel Mezzogiorno’ e al Goethe Institut ‘L’occhio Meccanico’. Ero all’inizio della mia carriera artistica e ricordo, in particolare, che, partecipando al primo degli eventi, chiaramente da principiante inesperto, allestii personalmente la mia mostra di fotografie. Sicuramente il montaggio dei miei lavori sui muri non era perfetto e quando Lucio, che aveva un carattere molto forte ed era un perfezionista, entrò per controllare tutto l’allestimento, mi disse:
“Augusto… ma sono fotografie o caciocavalli ?”

Si tolse la giacca, si rimboccò le maniche della camicia e rimise ad uno ad uno i chiodi e i quadri alle pareti. Era così, molto diretto, forse duro qualche volta ma molto generoso.

Questa foto che pubblico è una polaroid SX-70 che ho manipolato dopo lo scatto.

Alle sue spalle c’è un opera di Keith Haring, artista famoso per i suoi caratteristici segni e che Lucio amava molto. Sull’abito poi, muovendo la pasta di sviluppo della pellicola con uno stecchino di legno, ho inserito anche io alcuni dei miei segni in modo da sottolineare e mettere in risalto nell’immagine quella che era la caratteristica dello street artist.

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