Pietro Polidori, l’altoatesino che parla alle star

Pietro Polidori, l’altoatesino che parla alle star

Abbiamo intervistato per voi Pietro Polidori con la sua vita da anchorman internazionale tra sfide e soddisfazioni

Pietro Polidori, ha svelato i retroscena della sua brillante carriera in un’intervista esclusiva. L’altoatesino, con la sua fluente padronanza di cinque lingue e una presenza scenica inconfondibile, ci ha aperto le porte di un mondo fatto di luci, telecamere e grandi personalità.

Nato a Bressanone, Polidori ha fin da subito dimostrato una spiccata attitudine per la comunicazione. Cresciuto in un ambiente multilingue, ha saputo sfruttare al meglio questa sua dote, portandola con sé nei suoi numerosi viaggi intorno al mondo. Dopo un’esperienza universitaria nel campo dell’architettura, ha sentito l’irresistibile richiamo della comunicazione, scoprendo nel presentare eventi la sua vera passione.

E le sfide che ha affrontato sono state tante: dalla conduzione di eventi aziendali di grande portata a interviste con celebrità di fama mondiale, come Sting, Andrea Bocelli e Arnold Schwarzenegger.

Benvenuto sul quotidiano “La Gazzetta dello Spettacolo” Pietro Polidori. Ci racconta gli albori del suo impegno nel comparto della conduzione? La professione dell’anchorman…
Già durante gli studi di architettura mi accorsi che non mi dispiaceva parlare di fronte alle persone. Atavica mia indole. I progetti semestrali andavano poi presentati ai vari professori e tutor e ai colleghi di corso. Mi resi conto alla fine del secondo anno che presentandolo e vendendolo bene, anche se il progetto stesso non era tra i migliori, riuscivo comunque ad ottenere un buon giudizio. Naturalmente non pensavo che un giorno questo sarebbe diventato il mio lavoro.

E lo divenne ‘ufficiosamente’ quando?
Nel 2024, vent’anni fa. Quando la mia compagna di allora mi iscrisse ad una sorta di Concorso di Mister Alto Adige. Nessuna ambizione a dire il vero di diventare modello o rappresentante di bellezza, ma in palio c’era una Harley Davidson, un premio che avrei volentieri desiderato, quantomeno allettante. Non vinsi, ma entrai nella Top 6, i quali dovevamo inventarsi qualcosa con la Miss Alto Adige dell’epoca. Cantare, ballare, io invece scrissi una sorta di sceneggiatura, compresa la sua parte. Alla fine della serata, durante il party del dopo show, mi chiesero se avevo piacere di condurre la seguente selezione delle Miss regionali. Accettai! Fu quello il mio primo palco.

Professione complessa? Il segreto di farla al meglio?
Direi delicata. Un presentatore o conduttore che sia, non deve mai prevaricare. Non è lui il protagonista. Anzi, talvolta ci si chiama “moderatori” proprio per l’etimologia del termine, l’essere moderati e non eccedere nel troppo egocentrismo e/o autocelebrazione. Talvolta per alcuni non è facile, ma è il ‘gioco’ attento ed equilibrato di questo lavoro. A questo, importante, da aggiungere lo spirito di adattamento, far sentire a suo agio i collaboratori e la poliedricità. Continui cambiamenti alle scalette o alle tematiche, anche in corsa o live.

E gli step successivi fino alla posizione attuale?
Vari, provinciali, regionali, la classica gavetta come ogni lavoro. Concorso di bellezza, sfilate di moda nelle piazze centrali, poi col tempo anche le tematiche degli eventi in fatto d’importanza sono cresciute e – per puro caso – mi sono trovato a condurre in inglese, già lo facevo in italiano e tedesco. Era il pattinaggio in velocità, ed ha funzionato come speravo, anche con mia sorpresa. Da li in poi il trilingue e dai primi anni 2010 ho cominciato a promuovermi anche online, non scontato. Un’evoluzione costante, crescente, sempre cercando di migliorarmi.

E poi venne la partnership con le agenzie…
Si, esatto. Che mi proposero in vari eventi a carattere europeo e internazionale, Germania e Austria soprattutto. Questo passaggio mi diede poi la possibilità di aprirmi anche al francese e allo spagnolo, ampliando gli orizzonti. Il tutto sempre continuando anche a promuovermi e interfacciandomi con diverse realtà del settore, sia aziendali che di public relation. Sino a giungere a produzioni video negli Stati Uniti per una grossa compagnia tedesca e approdare al face to face con le Star planetarie, da Arnold Schwarzenegger a Mike Tyson o Andrea Bocelli e Sting.

L'intervista ad Arnold Schwarzenegger
L’intervista ad Arnold Schwarzenegger

Pietro Polidori con 100 palchi e performance in 17 nazioni è a tutti gli effetti un anchorman internazionale?
Assolutamente. E ci tengo a precisare, non si tratta di canovacci, ma di strutturarli gli eventi. Ho lavorato negli Stati Uniti, molto in Germania, Francia, Belgio, Svizzera, Spagna, Hong Kong, Tokyo, Danimarca e Principato di Monaco. Un dato singolare se posso citarlo, prima del Covid poca Italia, 75% estero, 25% nazionale, post pandemia la mutazione, 50 e 50.

Mission e obiettivi a medio o lungo?
Continuare a crescere sia per numero di ingaggi ma soprattutto qualitativamente. Ciò a cui aspiro sono eventi con cariche istituzionali importanti, sia nazionali che europee o mondiali. Sicuramente è tra i miei più sentiti obiettivi a breve termine. Un G7 o un World Economic Forum tanto per dire, sarebbe una buona cartina di tornasole e un banco di prova su cui vorrei mettermi in ballo. E anche posizionarmi come uno dei presentatori più ingaggiati – a livello di numeri – nel vecchio continente.

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