La presentazione di Ars Hentai a cura di Cubepome

Cubepone: tra classicità latina e manga

Terminata una mostra d’arte, spenti i riflettori e staccate le opere dalle pareti, salutata Cubepone, rimangono nella memoria dei visitatori le immagini che poi il passare del tempo potrebbe sfumare e quindi a me piace parlare di una mostra già conclusa per riaccendere la luce sulle opere di un artista che merita di rimanere in vetrina.

Pertanto abbiamo il piacere di essere stati in compagnia di Cubepone una grande artista che ha la filosofia del Giappone nel cuore e nelle mani, se la incontraste per strada e aveste bisogno di un’informazione gentilmente vi indicherebbe la via giusta, il suo sorriso è contagioso, la sua arte di classe.

E’ molto giovane ma ha esperienza e tanto lavoro alle spalle, la lista della sua attività è lunga ma senza stilare classifiche di lei parlano meglio le sue opere e l’eleganza del suo tratto e poi che dire delle colorazioni? Avrete capito che toni accesi da brivido non li troverete ma smisurata poesia sì, una poesia che vi affascinerà, alzi la mano chi non ne ha bisogno.

Sto dimenticando di dire qualcosa? Forse si, la sua arte profuma di storie dal sapore lontano ma vicino come un sogno mentre la sua attualità è contemporanea nei minimi particolari con una grafia sempre semplice, vivace e raffinata e poi ciliegina sulla torta il suo amore per la natura anch’essa pura poesia miscelata con la sua mano fatata, ho detto fatata? Perché come una fata dalla sua bacchetta magica la creatività diventa arte. E noi per entrare nel suo mondo dalla parte principale del cuore gli abbiamo rivolto le nostre belle 9 domande e mezza sicuri che Cubepone poi ci avrebbe stupito.

Cubepone benvenuta sul quotidiano La Gazzetta dello Spettacolo. Da dove nasce la tua passione per l’arte e la cultura giapponese?
Sono una millennial cresciuta a pane e Nutella nel boom degli anime, nulla di eccezionale nella mia generazione. Poi però sono andata oltre il mondo pop e ho subito amato la coerenza culturale anche nelle grandi dicotomie nate nell’ultimo secolo, tra tradizione e innovazione.

Come mai questa serie?
Mi è stato proposto di curare un progetto di questa tipologia in accordo con le tematiche di interesse per Ian Art Gallery, il soggetto però l’ho deciso in autonomia. Ho scelto Ercolano come ambientazione: ha sepolta una città incantevole, fatta di domus e edifici pubblici che mi hanno subito attirata per la loro aura sacrale, quando un tempo era la quotidianità pura e semplice. Ho usato luoghi reali come sfondo degli incontri amorosi di ninfe, fauni e i diversi spiriti, rielaborando l’intervento naturale in molti punti.

Cosa hai pensato quando ti hanno proposto di esporre la tua prima mostra personale?
Chi non si sentirebbe grato alla possibilità di esporre, da emergente, in una personale?

Come è nata, cosa ti ha portato a unire la classicità latina ai manga giapponesi in questa mostra?
In realtà non mi sono posta il problema: il manga è da sempre parte integrante del mio stile e qualsiasi cosa decida di raffigurare ne entrerebbe in relazione; per quanto riguarda la latinità, mi trovavo ad Ercolano quando il progetto ha preso forma e il luogo è stato tra le fonti primarie di ispirazione. Inoltre il folklore giapponese e quello romano hanno molto in comune, un in nervatura di spiriti naturali che permea la realtà circostante: in uno dei lavori, “Suburbane” una ninfa si unisce ad una piovra come ne “Il sogno della moglie del pescatore” di Hokusai.

Hai un sogno chiuso nel cassetto del quale hai perso la chiave, con quale grimaldello lo apriresti? Puoi rivelarci il sogno?
Chiamerei un fabbro, mai sottovalutare l’intervento di qualcuno esperto. L’unico sogno è di arrivare a sentirmi soddisfatta del mio lavoro, di vederne gli effetti positivi sulle persone, in primis su di me. Una tappa sarebbe pubblicare un art book.

Cubepone sei classe 1991, che pensi dei boomer? Utili o da buttare giù dalla torre?
Ho superato l’età per il quale ha senso il dilemma, quando mi alzo le ginocchia scrocchiano…

Usi solo il digitale? Se per realizzare una tua illustrazione vuoi “sporcarti” le mani, che tecnica usi?
Uso tendenzialmente il digitale ma capita di disegnare su quaderno più spesso di quanto sembrerebbe. Detto questo, io non amo sporcarmi le mani, ma ho un amore spropositato per la bic. E lì ogni tanto ti macchi..

Cosa vorresti dire a chi si avvicina per la prima volta ad una mangaka?
Uhm, di salutare educatamente. Visto che spesso i giapponesi preferiscono evitare esuberanze fisiche.

Come definiresti le tue creazioni sono frutto di…
Studio e piacere. Studio soprattutto di mitologia e antropologia, anche se non traspare come prima cosa. Sono appassionata di materie umanistiche e soprattutto di quelle pieghe della storia per cui c’è ancora sufficiente nube da poterci fantasticare su e rielaborare a gusto mio. Poi disegno qualcosa che mi soddisfa, che mi ispiri piacere e accoglienza parlando.
Per quel che riguarda la tecnica, sono autodidatta, ho fin da bambina disegnato per i fatti miei; tuttavia la creazione di una consapevolezza artistica la devo probabilmente al mio rapporto con il percorso accademico e il confronto con colleghi ed esperienze a Brera. Sì, quel periodo mi ha segnata parecchio.

Cubepone lancia un messaggio…
Abbiate fiducia in chi vi supporta e crede in voi. Siate grati di quello che potete dare, e coltivate il talento che sentite di possedere. E, per Diana, siate curiosi.

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