Teodoro Giambanco. Foto da Ufficio Stampa.
Teodoro Giambanco. Foto da Ufficio Stampa.

Teodoro Giambanco, l’entusiasmo di fare ciò che si ama

A tu per tu con Teodoro Giambanco

Quando incontro il giovane attore Teodoro Giambanco, incontro l’entusiasmo. Il suo entusiasmo è quello proprio di chi non solo fa il mestiere che ama, ma anche di chi si ritrova a lavorare ad un progetto unico e di grande impatto come quello di Riccardo va all’inferno.

Teodoro Giambanco. Foto da Ufficio Stampa.
Teodoro Giambanco. Foto da Ufficio Stampa.

L’entusiasmo diventa subito gratitudine per un ruolo  importante, particolare, degno del suo giovane talento. Teodoro recita così accanto a Massimo Ranieri e Sonia Bergamasco nel musical dark della regista Roberta Torre in uscita al cinema dal 30 Novembre.

La Gazzetta dello Spettacolo incontra così Teodoro Giambanco, dopo l’anteprima di Riccardo va all’inferno al Torino Film Festival.

Teodoro Giambanco ,sei al cinema con Riccardo va all’inferno. Come descriveresti il tuo personaggio? 

Il mio personaggio è il nipote di Riccardo. Insieme a sua sorella gemella si occupa del traffico di droga. Non aspiriamo al regno. Siamo due elementi poco attaccati alla realtà, direi proprio “ fuori di testa.”

I due gemelli sono totalmente opposti, ma direi che sono quasi un personaggio solo. Sono continuamente sotto l’effetto di droghe, nel loro mondo, legati al divertimento e al loro benessere. Tutto ció che entrambi fanno, va a danno della famiglia. Hanno quasi la voglia si sbarazzarsene di quella famiglia. Pensano semplicemente a loro stessi. Non hanno l’obbiettivo di arrivare chissá dove per il potere. Sono lasciati a stessi. Tra di loro hanno un rapporto quasi incestuoso. Come tutti i personaggi di Riccardo va all’inferno sono due personaggi molto surreali e caratteristici, molto dark.

Quasi horror a tratti…

Cosa ti ha regalato questo personaggio e questa esperienza?

Questo è il lavoro più bello e interessante che io abbia mai fatto. Spero sicuramente di fare altre cose del genere, ma Riccardo va all’inferno é un onore pazzesco. È veramente raro vedere un progetto del genere con un testo scritto così bene, con dei costumi e delle scenografie pazzesche. Questo è un sogno per me. È un prodotto così bello che non posso esserne che felice di farne parte con un ruolo così. Questo progetto mi ha permesso di giocare liberamente con la caratterizzazione del personaggio. Quando mi sono ritrovato a fare una cosa del genere, è stato così bello che mi è sembrato anche facile recitare. Il mio personaggio è talmente estremo che paradossalmente mi ha fatto sentire libero.

Mi sono sentito quasi un cartone animato. Leggevo le sceneggiature e mi veniva naturale interpretare il mio personaggio. Quando mi ritrovavo biondo platino, vestito con una pelliccia e con dei diamanti, con una pistola, mi ritrovavo in un mondo talmente assurdo che mi veniva quasi spontaneo. È stato un lavoro lungo, complesso e bello per tutta la troupe e il cast. Noi interpreti ci siamo ritrovati in un mondo assurdo a seguire ció che avevamo, con a disposizione tantissimi appigli da usare. Per me, è stata la cosa più spontanea che abbia mai fatto.

E recitare con un artista come Massimo Ranieri come è stato?

Non conoscevo Massimo come attore ed ero molto curioso di vederlo lavorare. Per me, è stato una fonte di ispirazione. Ha fatto un lavoro incredibile. Riccardo va all’inferno ha un linguaggio particolare e tra noi attori abbiamo avuto la necessità di trovare insieme un linguaggio comune. Ci ritrovavamo lì, era tutto così estremo e senza equilibrio e Massimo usava la voce in modo particolarissimo, passando da bassi ad acuti assurdi. Massimo è stato davvero una grande aspirazione.

Era concentratissimo sul lavoro che faceva e quella concentrazione mi riportava ad un set diverso. Non mi era mai capitato di stare su un set del genere. Era un lavoro fatto così bene, ognuno era al posto suo, ma ognuno aiutava l’altro. Ancora non ci credo che sono all’interno di questo progetto. Quando ne parlo con le persone, ancora mi fa strano credere che ci sia un progetto del genere e che io ne faccia parte.

Che consigli ti ha dato Massimo?

Massimo, in particolare, mi ha dato vari insegnamenti tramite il suo atteggiamento. Il modo in cui ha affrontato il suo lavoro era un insegnamento per me. Era lì sul set, preoccupato di quello che faceva e allo stesso tempo era pieno del lavoro che stava svolgendo. L’attenzione, la serietà, la concentrazione, la preparazione e l’arte che ci mette nel suo lavoro è il grande insegnamento per me. Non c’era nessun tipo di distrazione.

Allora dammi un motivo per andare al cinema a vedere Riccardo va all’inferno…

Il cinema è la settima arte, riunisce tutte le arti. Ognuno di noi ha fatto il proprio lavoro in una maniera molto pura. Riccardo va all’inferno è bello per gli occhi, per le orecchie. Per tutto.

Teodoro, come ti descriveresti? E come entra la recitazione nella tua vita?

Mi sono avvicinato a questo lavoro un po’ per caso e un po’ ci sono cresciuto. Sono figlio di uno scenografo e costumista. Sono sempre cresciuto e stato sul set. Mai peró mi sono spinto a fare qualcosa da piccolo.

Per caso, a liceo, ho fatto uno street casting. Esordì al cinema in un film di Salemme. Negli ultimi anni sono stato a Los Angeles per studiare. Ho capito così che tutto ció mi piaceva e l’ho accostato con il mio carattere particolarmente estroverso. Mi sono sempre trovato a trovare piacere nel far divertire le persone. Ho sempre avuto un interesse per le persone. Quindi, ho uno spirito di osservazione e di curiosità molto alto. Sono molto attento alle persone e a come si comportano. Per me, i gesti sono importanti. Quando poi mi sono ritrovato in questo mestiere, ho capito che quello che ho sempre fatto e osservato da bambino, era il lavoro adatto a me.

La recitazione é un mestiere bellissimo che mi permette di vivere tutte le vite che non ho, di studiare cose che non farei. Tutte le esperienze che hai le metti nelle occasioni che ti presentano. Attraverso i personaggi che interpreti, hai la possibilità di mettere in mostra l’esperienza di vita, lo scambio con le persone. A volte per me farmi una passeggiata o salire su un autobus e guardare le persone ha un valore così grande che sostituisce un anno di Accademia. Quando ho trovato questo mestiere, mi sono detto: eccolo, è fantastico. È un lavoro che non finisce mai, è dinamico e divertente.

C’è un ruolo che vorresti ottenere ora?

Sai, li farei tutti! Tutti perchè è proprio il bello di questo mestiere. Voglio fare tante cose. Voglio fare tutto ció che è vicino e distante da me.

Quale augurio fai al Teodoro Giambanco che sarai in futuro?

L’uscita di Riccardo va all’inferno voglio prenderla come un augurio che mi faccio. Spero che ci siano occasioni come questa, capaci di farmi apprezzare il mio lavoro. La soddisfazione più grande é fare quello che si ama. Lavorare con le proprie passioni penso che sia meraviglioso.

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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