Sara Lazzaro

Sara Lazzaro e The Young Messiah

Da Braccialetti Rossi 3 al film hollywoodiano The Young Messiah

Sara Lazzaro è una giovane attrice, e ha passato la sua vita tra l’Italia e la California. Dopo il recente successo che l’ha vista come new-entry nella popolare fiction Braccialetti Rossi 3, dove ha indossato i panni dell’amorevole Lucia, mamma della piccola Flam (Cloe Romagnoli), torna con un ruolo da mamma nel film The Young Messiah.

Sara Lazzaro

The Young Messiah è il film hollywodiano diretto da Cyrus Nowrasteh e prodotto da 1492 Pictures e OB Entertainment, Dopo l’uscita nelle sale americane a Marzo 2016, è verrà presentato su SKY ITALIA e UK, con debutto italiano il 24 Dicembre e in Inghilterra il 18 Dicembre. Sara Lazzaro è l’unica attrice italiana con un ruolo importante nel film, quello di Maria di Nazaret. Un ruolo forte, da grande responsabilità, ma anche delicato e iconico che Sara ha affrontato con grande dedizione.

La Gazzetta dello Spettacolo l’ha incontrata per voi…

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Sara Lazzaro. Sarai Maria di Nazaret nel film The Young Messiah. Parlaci di questo film molto atteso…

The Young Messiah è tratto dal romanzo Christ the Lord: Out of Egypt di Anne Rice (autrice di Intervista col Vampiro). La peculiarità di questo film è che offre una storia mai vista prima d’ora al cinema: non un Gesù in fasce o in età adulta, ma quando è un bambino di soli sette anni. Racconta del viaggio che intraprende Gesù assieme alla sua famiglia, da Alessandria D’Egitto per tornare a casa a Nazareth. Esplora circa un anno della vita di Gesù, accompagnandolo in questo viaggio, fisico e spirituale, che lo avvicinerà alla vera comprensione della sua identità.

Come è stato per te interpretare un ruolo così importante come quello di Maria di Nazaret?

Quando mi dissero che avrei interpretato Maria, ero equamente felice quanto intimidita/spaventata. È il ruolo femminile per eccellenza, racchiude in sé l’archetipo di donna e di madre, ed è quasi sicuramente la figura femminile più importante nella storia del uomo. È stato un onore, ed una grande sfida.

C’è una particolarità o una caratteristica che credi di aver dato personalmente a questo personaggio?

Per avvicinarmi a Maria ho fatto leva su l’unica cosa che potevo avere in comune con lei: l’essere donna.

Come si fa ad interpretare un’icona?

Non si può. Ma la donna sì. Ed è su quello che ho voluto lavorare. La sceneggiatura in sé fa trasparire, suggerisce e si appoggia sull’umanità di questi personaggi.

Mi sono chiesta: cosa avrei fatto io se fossi madre di un bambino cosi speciale? Testimone empirica di un miracolo e consapevole che la missione di mio figlio inevitabilmente si scontrerà con svariate e terribili avversità? Da li si è messo in moto l’istinto, la pancia, e l’ascolto umano e l’apertura nei confronti dei miei colleghi sul set.

Che esperienza è stata per te questa e che responsabilità credi di aver sentito?

Credo che ad oggi, partecipare a questo film sia stata l’esperienza più significativa della mia carriera. Sia per l’opportunità e la crescita artistica, che per quella personale. Credo sia un ruolo che ti richiede di metterti a nudo e in gioco totalmente. Avevo da un lato la responsabilità artistica di ricoprire un ruolo da protagonista in un film hollywoodiano, dall’altra la responsabilità di rendere giustizia a un personaggio così elevato, ma al contempo cosi familiare a tutti.

Credo che tutti proiettino un’immagine, un’aspettativa, molto personale su Maria, perché è portavoce dell’immaginario di ‘madre’ che abbiamo tutti noi, indipendentemente dalla cultura o dalla religione. Dal principio sapevo che non avrei reso tutti ‘felici’, e che quindi dovevo concentrarmi ad interpretare al meglio la “mia” Maria, quella che io avrei potuto meglio interpretare.

Come è stato lavorare con questo cast internazionale e che sensazioni hai provato?

Il cast di questo film è straordinario, sia artisticamente che umanamente. Ci siamo tutti messi in gioco appieno, con dedizione e umiltà. Specialmente con Vincent Walsh (Giuseppe) e Adam Greaves-Neal (Gesù) ho costruito un rapporto davvero speciale ed importate per il film.

Io non sono (ancora) ‘madre’, ma nel legame che ho costruito sul set con Vincent, come genitori di Adam, ho percepito e compreso meglio il “gioco di squadra” che è insito e necessario nell’essere genitori. Sean Bean è un grande professionista, ed estremamente generoso sul set. Credo che parte del merito per un clima così ottimale, sia da conferire anche al regista Cyrus Nowrasteh e ai produttori del film, che hanno sempre favorito un ambiente di lavoro costruttivo, creativo e disteso. È stato un privilegio far parte di questo cast e partecipare a questo progetto.

Quale credi e speri sia il messaggio che i telespettatori colgano guardando The Young Messiah?

Spero che colgano quello che io ho percepito in prima lettura della sceneggiatura, attraverso l’accessibilità e l’umanità di questa famiglia, di questa storia, che agevola un messaggio universale di fondo: se rimuovi tutti i nomi (Gesù, Maria, Giuseppe), la storia, la parabola regge lo stesso…E questa storia, in fondo, parla di Amore e di Famiglia, due punti cardinali che ci definiscono come essere umani, a prescindere dalla propria religione o cultura, a cui chiunque ci si può relazionare.

Quale è stata la scena che pensi ti abbia dato più responsabilità e ti ha fatto pensare all’importanza di star interpretando un ruolo così importante come quello di Maria?

Senza dubbio, l’ultima scena del film. Non voglio svelare troppo, chiaramente, ma penso che racchiuda in sé l’essenza, il bagaglio e il conflitto principale di questo ruolo.

Sei reduce dal successo di Braccialetti Rossi 3, dove hai interpretato Lucia, la madre di Flam. Che esperienza è stata per te questa?

Braccialetti Rossi 3 è stato il mio debutto televisivo su RAI. Non avevo ancora lavorato in televisione, ho sempre fatto principalmente cinema. Sono molto diverse tra loro, nel bioritmo della lavorazione, nella tempistica… ho imparato molto. In un progetto come questo poi, amatissimo, con due stagioni alle spalle, era anche molto importante inserirsi organicamente in una macchina già avviata, ‘intonarsi’ come nuovo strumento in un’orchestra. È stata un’esperienza molto importante.

Come è stato per te recitare in una fiction di così grande successo e impatto per i giovani?

Braccialetti Rossi è una serie con un seguito molto passionale e coinvolto, composto da grandi e piccoli. Interpretare, poi, la madre di una delle protagoniste più amate della serie, la piccola Flam, mi ha investito, anche qui, un po’ di un senso di responsabilità! Ti rendi conto che diventi anche tu una portavoce attiva del messaggio di amore, di amicizia e di speranza che porta avanti la serie, e che la rende così unica e importante per molti.

Un ricordo che porterai con te dell’esperienza di Braccialetti Rossi e un ricordo che porterai con te della tua Lucia?

Il tempo condiviso coi ragazzi, dentro e fuori dal set. Lavorare con bambini e adolescenti ti ricorda che non devi mai dimenticare l’elemento ludico nel nostro mestiere. È fondamentale.
Di Lucia mi porterò la dolcezza delle sue contraddizioni e la morbidezza della sua tenacia.

La scena che più ti ha commossa?

Penso il momento in cui mi risveglio e trovo Flam a fianco al mio letto, e finalmente ci vede. Abbiamo girato la scena vero la fine del periodo di riprese, quindi io e Cloe Romagnoli (Flam) avevamo oramai instaurato un rapporto più stretto e profondo. Sapevamo che era un momento molto atteso da tutti nella serie, quindi eravamo emozionate. È una scena che ha toccato molto entrambe e anche Giulio Cristini (Stefano), l’attore che interpreta suo padre.

Ma parliamo di te, Sara. Chi sei quando non sei sul set? Descriviti…

Ultimamente mi descriverei come un “moving target” (un bersaglio in movimento)! Abbastanza sfuggente. Diciamo che sto poco ferma… Mi piace molto viaggiare. Forse in parte è sintomo del fatto che sono figlia di madre americana e di padre Italiano, e penso che questa dualità non ha favorito una mia sedentarietà, sin da piccola. Sto realizzando sempre di più che probabilmente nel moto io ritrovo una mia stabilità… ma so anche che presto delle radici saranno necessarie. Mi piace molto la musica, e ogni tanto provo a farla. Sono un’amante della corsa, dell’ironia, della famiglia e degli amici – e per questi ultimi soffro un po’, perché vorrei viverli di più. Di base mi definirei Idealista, nonostante questi tempi che stiamo vivendo mettano a dura prova.

Te lo ricordi il giorno in cui ti sei detta: Voglio fare l’attrice?

Diciamo che è stata più una realizzazione che la cosa stesse prendendo il sopravvento, e che dovevo prendere una decisione… Ho fatto il primo laboratorio di teatro al liceo, ma la mia priorità era sempre l’arte, il disegno. Negli ultimi due anni di Università, constatai che ogni momento libero lo passavo in teatro.

Pensai: ora o mai più. Essendo bilingue, ero favorita nel considerare una preparazione più internazionale e sentii una forte propensione per la scuola Inglese. Quell’estate stessa feci i provini a Londra, fui presa e dopo la laurea cominciai la mia formazione al Drama Centre London.

Sogni nel cassetto e progetti futuri…

Sogni nell’armadio..! Credo siano molti e vari. Il range va da riuscire a fare un road-trip da lungo atteso da Los Angeles fino in Patagonia in macchina, a domare il dono dell’ubiquità, ad incidere un disco, a recitare al Royal Court, a riuscire a lavorare un giorno con Steven Spielberg, Wes Anderson, i Coen, (la lista è eterna). Ammetto che dei miei sogni hanno già assunto forme concrete, e ne sono molto grata (tra cui The Young Messiah, ed aver avuto un primo incontro con Paolo Sorrentino ne The Young Pope), per questo non sottovaluto il potere di perseguire i propri sogni. Cerco di vivere le cose giorno per giorno, ed essere aperta a quello che potrà offrire il futuro.

Nell’anno nuovo riprendo uno spettacolo con il Piccolo Teatro di Milano (Le Donne Gelose di Carlo Goldoni), e in primavera uscirà il film per la TV In Arte Nino, diretto da Luca Manfredi, con Elio Germano nei panni di Nino Manfredi, presentato in anteprima settimana scorsa al Roma Fiction Fest.

Sto facendo diversi incontri per diversi progetti, Italiani ed internazionali. Nel frattempo si semina…e col tempo si vedrà cosa prenderà forma.

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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