Django Unchained: la Tv che premia

DjangoUnchained
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Chi non avesse avuto il piacere di recarsi nelle sale cinematografiche per assistere alla proiezione del film di Quentin Tarantino, ha potuto giocarsi -forse senza troppa convinzione- la carta del televisore, elettrodomestico assurto a dignità di comunicatore da, ormai, svariati decenni.

Di recente, infatti, l’emittente Cielo, nell’ambito della rassegna delle prime cinematografiche, ha proposto ai suoi spettatori la visione di Django Unchained (2012), scritto e diretto da Tarantino in omaggio a quel Django del 1966 di corbucciana memoria, che, con il genere dello Spaghetti Western, tanto ha influenzato l’opera -per sua stessa ammissione- del regista di origine italiana.

Non a caso, infatti, la  fotografia di Richardson è  indiscutibilmente splendida ma indubbiamente caricata cromaticamente; la musica merita un discorso a parte, quando si parla del cinema di Tarantino. La colonna sonora nei suoi film non è parte integrante dell’opera, perchè è parte integrante del cast; una sorta di dodicesimo giocatore se ne parlassimo in termini calcistici. E non basta citare il pur immenso Bacalov, accanto al quale  non possono mancare i brani di Ennio Morricone, per comprendere il senso sotteso alla scelta delle canzoni. Lontani dal crudo cinismo di Pulp Fiction, anche le scene splatter in Django sono di segno differente; nella loro scarsa verosimiglianza esse acquistano, infatti, un quid ironico che si conferma una inconfondibile firma di Tarantino.

Il Cast è stellare e ricco di citazioni à rebours, a partire da Franco Nero che non  gigioneggia reinterpretando sé stesso ma regala alla Storia del Cinema un bel cameo, per finire agli irriconoscibili della pellicola, quelli che attirano l’attenzione dello spettatore con la fatidica domanda: “dove l’ho già visto?”, vedi R. Carradine o l’ incommensurabile Samuel L. Jackson. E poi le teste di serie del film: Leonardo Di Caprio, nell’interpretazione del ricco -e psicopatico- gentiluomo del Sud che non fa rimpiangere Michael Fassbender (Dodici anno schiavo), e lo stesso Tarantino che interpreta -seppur per pochi fotogrammi- il ruolo risolutivo di Frank.

Un pizzico di invidia, dunque, per chi ha visto il film nella giusta cornice, quella di una sala cinematografica; eppure è un prodotto che colpisce la fantasia dello spettatore, anche di quello comodamente steso sul divano di casa.

 

Su Monica Lucignano

Redattore

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