Gabriele Poli

Senza di me, Gabriele Paoli in scena contro il femminicidio

Gabriele Paoli si schiera a teatro contro il femminicidio

Arriva a teatro lo spettacolo Senza di Me dal 16 al 18 Dicembre a La Città del Teatro e della Cultura di Cascina. Senza di me è un’opera creata dal giovane ed eclettico regista Gabriele Paoli.

Gabriele Paoli

Gabriele Paoli, di origini pisane ma trapiantato a Londra, ha scritto e pensato lo spettacolo in inglese per il pubblico britannico e, poi l’ha tradotto in italiano per la seconda edizione dell’ Artarchia Festival 2016. Senza di me tratta il tema dell’abuso e della violenza domestica sulle donne e bambini, attraverso vere e agghiaccianti testimonianze. Un vero e proprio viaggio umano verso quel fenomeno così tragico e spesso crudele che è il femminicidio e di tutte le conseguenze che porta.

Protagonisti di Senza di me sono: l’attrice giapponese Jun Ichikawa, reduce dal successo della serie TV L’Allieva dove ha recitato al fianco di Alessandra Mastronardi, e l’attrice Elda Alvigini, famosa al grande pubblico per la fiction I Cesaroni, e la voce dell’eccellente attore Gianmarco Tognazzi.

La Gazzetta dello Spettacolo ha incontrato Gabriele Paoli, in un’intensa chiacchierata su un tema importante, forte, spesso difficile da trattare ma che ha bisogno di essere diffuso sempre di più, e partire dai media è il primo passo per non restare in silenzio.

Benvenuto su La Gazzetta dello Spettacolo, Gabriele Paoli. Dal 16 al 18 Dicembre sarai a Teatro con lo spettacolo Senza di Me. Parlaci di questo spettacolo, come è nata questa idea?

Dopo il successo della commedia romantica, Un giorno di #Noi con Francesco Arca e Giorgia Surina che ho portato in scena lo scorso Maggio, ho pensato di tornare al dramma sociale, che amo sempre rappresentare e sviscerare in ogni possibile angolazione.

Nei testi che scrivo, cerco di attingere sempre dalla realtà e da testimonianze autentiche, perché lo spettatore deve respirare immediatamente la verità di quello che vede, abbattendo la “quarta parete”, vivendo quel preciso momento insieme agli attori in scena che alla fine sono persone, comuni, come ognuno di noi. Quello che accade sul palco riguarda tutti, questo e’ un po’ il filo conduttore di ogni mio spettacolo.

Quale pensi sia il messaggio che speri che il pubblico colga di questo progetto?

Senza di Me non e’ nato come testo “denuncia” di qualcosa che sta succedendo, ma bensi per far vedere uno spaccato di vita, una finestra sul mondo. Tutti sanno quanto grave e purtroppo consistente sia il problema degli abusi e della violenza domestica, con questo spettacolo spero di far vedere un altro aspetto, che e’ quello che riguarda le conseguenze sui figli.

Un dramma attuale, un amore malsano che metterà al muro dividendo l’opinione pubblica.

E quanto pensi sia importante parlare di violenza di genere a teatro e perchè?

A Teatro, come in Tv, socials, media ecc, e’ fondamentale parlare e promuovere ogni tipo di movimento e associazione che opera per la tutela delle persone maltrattate. In Inghilterra, dove abito, il numero del centralino antiviolenza ha la stessa pubblicità e importanza di quello del pronto soccorso. Penso che spesso per una persona vittima di violenza domestica, attualmente in Italia, non sia facile e immediato accedere ai servizi e alle istituzione che possono aiutarla.

Accettare di parlare dei propri problemi e situazioni personale e’ già complicato, se poi una persona non ha neanche gli strumenti necessari a portata di mano, credo che diventi ancora più difficile e penoso. Informazione, promozione, diffusione continua sono vitali.

Parliamo delle attrici protagoniste di questo spettacolo. Presentacele…

Il ruolo di Karen Stuart e’ affidato all’attrice giapponese Jun Ichikawa, l’abbiamo vista recentemente in prima serata su Rai 1 nella serie TV L’Allieva al fianco di Alessandra Mastronardi. Molti ancora se la ricordano per la serie RIS- Delitti Imperfetti, potrei definirla semplicemente come una forza della natura, un’attrice estremamente attuale. I suoi tratti giapponesi sposano perfettamente un’eccellente dizione italiana e un timbro avvolgente, questa sue caratteristiche la rendono un’attrice cosmopolita pronta a interpretare ogni genere di ruolo.

L’assistente sociale Charlotte Clarke invece e’ Elda Alvigini, famosa al grande pubblico per l’interpretazione di Stefania Masetti in una delle serie più amate, I Cesaroni. Elda, quando la conosci, non puoi fare a meno di amarla, da subito. E’ una persona schietta e vera e queste sue doti fanno la differenza dal momento che la vedi in scena. Capisci subito quanto sia grande la sua dedizione e professionalita’ e per un regista ansioso come me, e’ una sicurezza che apprezzo immediatamente. Per quanto nella vita reale, e in molte delle sue apparizioni tv, faccia morire dalle risate, Elda e’ estremamente versatile e la sua drammaticità non e’ mai scontata, ma avviene con quella naturalezza che rende tutto più credibile.

E come è stato per te coinvolgere in questo spettacolo Gianmarco Tognazzi?

Gianmarco e’ una persona stupenda. Disponibile ed estremamente professionale. L’ho contattato all’inizio per far parte dello spettacolo anche “fisicamente”, ma, essendo molto impegnato sul set e a Teatro, ho deciso di trasformare il suo ruolo in una sorta di “flashback” che lo spettatore apprezzerà ugualmente. Il suo personaggio, attraverso la sua voce, vive ed e’ presente. E’ un po’ la chiave interpretativa di questo spettacolo e spero che, nel prossimo futuro di Senza di Me, Gianmarco possa salire sul palco affiancando Jun e Elda, in una nuova revisione del testo.

Gabriele Paoli, parliamo di te e del tuo percorso. Come è nata la tua passione per la regia?

Da bambino in verità. Avevo solo 9 anni quando ho iniziato con il Teatro, come attore e da quel momento non ho mai smesso di appassionarmi a tutto ciò che c’era dietro le quinte. Mi sono formato alla Fondazione Pontedera Teatro, dove si respirava l’operato di Grotowski, per poi studiare al DAMS a Bologna e infine alla NUCT di Cinecittà Studios con il master in Regia Cinematografica.

Un percorso che ho seguito da subito, grazie al sostegno della mia famiglia che fortunatamente ha sempre creduto in me e nelle mie capacita’, anche nei momenti più duri, erano/sono al mio fianco.

Questo riesco ad apprezzarlo sempre di più, dato che ricevo molte email di ragazzi che hanno le mie stesse passioni, ma sono ostacolati dai voleri dei propri genitori. Consiglio sempre di cercare di essere onesti con se stessi, non farsi abbindolare da quello che vedono in tv e iniziare dal produrre delle piccole cose per affinare il proprio stile e conseguire vere e proprie decisioni di vita.

Cosa consiglieresti ad un giovane ragazzo che vorrebbe intraprendere la tua stessa carriera?

Pensare in grande: non bisogna mai demoralizzarsi o accontentarsi perché tutto è possibile ed è importante impegnarsi al massimo per ottenere ciò che si vuole e raggiungere l’obiettivo finale;
Non farsi scoraggiare dalle spese che inizialmente potrebbero presentarsi: è bene condividerle e preventivarle prima (per quel che si può) e non darsi per vinti quando sembra che qualcosa non si possa assolutamente ottenere, perché potrebbero esserci delle alternative per risolvere il problema. Il mio consiglio è di provare sempre, perché tentar non nuoce;

Credere nel proprio talento: saper vendere al meglio ciò che si fa: è importante essere in grado di far valere il proprio progetto. A livello comunicativo credo che “l’abito faccia sempre il monaco” perché in un mondo così saturo di prodotti, spesso simili, è fondamentale essere capaci di far vedere che il proprio è non tanto il più bello, ma il più particolare. Il segreto sta nel comunicare che il proprio prodotto o, come in questo caso, la propria iniziativa, possiede un “perché” diverso, migliore e, soprattutto, che conferisce un cambiamento notevole rispetto a ciò che esiste già.
Dopo aver portato un tema così importante a teatro, c’è un altro tema di attualità di cui vorresti parlare?

Sinceramente con il Teatro, vado molto a ispirazione momentanea, quindi per adesso non ho un tema preciso in cantiere, pronto per essere affrontato prossimamente. Sarebbe molto interessante parlare della situazione di chi lascia tutto per andare ad abitare all’estero, quindi di tutte le difficoltà burocratiche, culturali e quotidiane che una persona potrebbe affrontare in questo processo di cambiamento. Naturalmente ci sono anche vari benefits. Detto cosi sembra quasi autobiografico e auto-celebrativo! Vediamo cosa porterà Senza di Me dentro di me.

Cosa vorrebbe dire Gabriele Paoli, in conclusione, alle donne che subiscono violenze ora?

Che la chiave per cambiare il loro attuale stato risiede nella loro capacità di farsi aiutare dalle persone competenti. Che esiste un posto più sicuro e una diversa dignità di vivere, che sopravvivere e sperare nel cambiamento altrui, non e’ giusto, perché la vita e una e andare avanti, non significa svegliarsi la mattina ed arrivare alla sera, ma costruire la propria soddisfazione personale. Ognuno sa quale sia, non e’ uguale per nessuno, occorre solo la forza per fare il primo passo, e, fortunatamente, ci sono delle persone pronte a sorreggervi.

E cosa vorresti dire a noi spettatori di Senza di me? Cosa possiamo fare per cambiare questa situazione?

Tortate a casa, apprezzate quello che avete e cercate di ascoltare le persone attorno a voi. Molti di questi casi sono ben nascosti, più per vergogna che per volontà propria. Una persona che soffre si vede. Non occorre essere psicologi o specialisti, ma soltanto ricettivi e pronti a intervenire. Penso che ognuno di noi ha un eroe dentro di se, le brutte situazioni purtroppo ci sono, basta essere di riconoscerle e canalizzare i propri “poteri” al servizio della gente.

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