Fabio Balsamo. Foto da Facebook
Fabio Balsamo. Foto da Facebook.

Fabio Balsamo, l’operaio della recitazione

A tu per tu con Fabio Balsamo

Incontrare Fabio Balsamo è sicuramente qualcosa di interessante, in quanto seppur la sua notorietà è arrivata con YouTube, il giovanissimo attore campano ha tante cose da raccontare.

Fabio Balsamo. Foto da Facebook
Fabio Balsamo. Foto da Facebook.

La collaborazione con i TheJackal per la web series da oltre 10 milioni di views Gli effetti di Gomorra sulla gente, in cui ha interpretato lo sventurato ed impacciato pizzaiolo/barista/cameriere/operatore del cinema (che tanto ci ha ricordato Massimo Troisi), lo ha reso popolare per migliaia di persone che, oggi, lo riconoscono per strada, gli stringono la mano, e gli chiedono una battuta o un selfie.

Ma il percorso artistico di Fabio Balsamo, quasi trentenne e napoletano, non comincia oggi, e noi ce lo facciamo raccontare dallo stesso attore:

Studio e costante aggiornamento sono gli aspetti salienti del suo curriculum in cui spiccano la laurea in Arte drammatica, conseguita con 110 e lode all’Università Popolare dello Spettacolo con una struggente e tecnicamente ineccepibile interpretazione di un soggetto tetraplegico, e studi di approfondimento in canto e doppiaggio. Ugualmente ricco è l’elenco degli spettacoli teatrali cui ha preso parte, nel quale non passano inosservati titoli impegnativi come “Salomè” di Oscar Wilde o “Sei personaggi in cerca di autore” di Pirandello.

Così come risaltano lavori a sfondo sociale e che si basano sull’attualità. Da “Via d’Amelio, 19” dedicato ai giudici Falcone e Borsellino, a “La terra dei fuochi”, in cui interpreta un giornalista/cameraman alle prese con un reportage sul rapporto perverso tra rifiuti e camorra. Temi scottanti, complessi da spettacolarizzare, che – a riprova di un talento poliedrico e trasversale – si alternano a personaggi allegri e scanzonati, interpretati in spettacoli per bambini, come l’orologio a pendolo nel recente “Un Magico Carillon”, ispirato alla celebre fiaba de La bella e la bestia.

Intervista del 13 Gennaio 2015 (di Roberta Cibelli)

Abbiamo provato a conoscere meglio Fabio Balsamo, questo giovane ma già molto promettente artista. Anzi, questo “operaio della recitazione”, come ama definirsi. Una lunga e intensa chiacchierata che ha toccato molteplici aspetti del suo percorso attoriale, e in cui è emerso fortemente quanto la popolarità non gli abbia dato alla testa ma, al contrario, lo abbia responsabilizzato e motivato ancor di più a migliorarsi, in nome di un’arte che, più che un lavoro, è un’esigenza interiore che non può prescindere da studio e fatica, e che troppo spesso è vittima di improvvisati e “mestieranti”.

Quando hai capito che avresti voluto fare l’attore da grande? Quando e in che modo hai sentito questa “vocazione”?

In realtà lo sto ancora capendo! E’ una ricerca interiore costante; come in ogni arte è la situazione di non equilibrio a spingerti a ricercare. Il palco, come ogni grande passione, comporta tanti sacrifici. Molte volte litighiamo… ma fino ad ora è un rapporto che dura. Più che una vocazione è un’esigenza. Spesse volte mi sono definito un “operaio della recitazione” proprio perché mi rispecchio maggiormente in un lavoratore, che in un artista! Fino a che sentirò l’esigenza di esprimermi andrò avanti. Qualora dovessi accorgermi di avere perso quella spinta, mi farò da parte nel rispetto di un “ambito” sempre più violentato da improvvisati e mestieranti!

Il teatro è stato (e credo sia ancora) il tuo primo e più grande amore. Nonostante ciò, ti sei trovato molto a tuo agio anche dinanzi ad una macchina da presa, recitando in un prodotto che per stile, ritmo, linguaggio e soprattutto modalità di fruizione, è molto differente da una pièce teatrale. Che differenze hai riscontrato in queste due esperienze? Si possono rinvenire anche dei punti di contatto tra web e palcoscenico?

Il web, la cinepresa, la TV, il palco, il doppiaggio, sono semplici ambiti lavorativi. Esiste l’Attore…poi è chiaro che ogni settore ha la sua tecnica e i suoi trucchi. Le differenze sono tante, ogni campo ha la sua difficoltà, ma ci tengo a sottolineare che l’Attore si forma in Teatro, punto! Un attore che nasce e cresce in teatro, con la giusta formazione, può affrontare ogni ambito. Magari un giorno ci riesco pure io a divenire quell’attore che vorrei essere…

Non temi l’effetto “cannibalizzazione” del tuo personaggio in Gli effetti di Gomorra? Non ti preoccupa, cioè, che autori, registi (e soprattutto il pubblico) vogliano continuare a vederti esclusivamente in quel tipo di ruolo e magari non in altri?

E’ una lotta che ho intrapreso dalla fine delle riprese de “Gli effetti di Gomorra la serie sulla gente”, cercando di sfruttare il meno possibile, sia da un punto di vista commerciale che di visibilità, il personaggio. Mio compito è dimostrare tutt’altro. Ma è una sfida che non mi spaventa, giacché i personaggi affrontati sono stati veramente tanti. Il pubblico è padrone di desiderarmi come vuole, ma io conosco bene il mio percorso e quello di tanti colleghi che mi hanno affiancato.

Ottenere la popolarità con un video di pochi minuti che gira gratuitamente sul web, non credi veicoli (soprattutto tra i più giovani) il falso mito di una celebrità a portata di tutti, e facilmente ottenibile anche senza lezioni, studio e sudore?

Sicuramente! Siamo in un’epoca dove tutti riescono, chi più chi meno, ad avere il loro momento di popolarità; ma come diceva il mio maestro Teo Bellia: ” La differenza tra un professionista ed un improvvisato è che il professionista sa ripetere a comando”.

Che consiglio ti sentiresti di dare ad un ragazzino che esprime il desiderio di diventare un attore?

Si è Attori, non ci si diventa. Fare il “mestiere” di Attore richiede poi studio, dedizione, follia e un messaggio forte da esprimere; quella “esigenza” cui mi riferivo prima.

Esperienze per il Grande schermo? Esiste un attore al quale ti ispiri?

Per il cinema siamo work in progress…non sveliamo ancora nulla! Mi ispiro tantissimo ad Al Pacino, Toni Servillo e Massimo Troisi… e sarebbe un sogno condividere il palco o la cinepresa con uno dei tre…e dico uno dei tre!

Hai da poco iniziato a lavorare ad una rappresentazione su Il diario di Anna Frank. Quando e dove andrà in scena e, soprattutto, qualche anticipazione sullo spettacolo?

Sarò Peter Van Pels, l’amore segreto di Anna Frank. Gireremo nei teatri di Napoli e provincia, ma anche fuori città. Proveremo a trasmettere ai giovani delle scuole l’inutilità dell’intolleranza e l’orrore che ne scaturisce. Al momento le date certe sono il 19 – 20 gennaio ad Arzano, il 21 a Curti. Aspettiamo l’ufficialità per le altre.

Per finire, ancora molto viva è questa incredibile onda emotiva che ha travolto Napoli e i napoletani con l’improvvisa morte di Pino Daniele. Qual è il tuo personale ricordo dell’artista?

Le canzoni di Pino Daniele hanno cullato almeno un amore di ognuno di noi. Richiamano un volto femminile…e poi contribuivano alla voce malinconica di Massimo Troisi…per cui la malinconia e la tenerezza sono fortemente legati alle sue canzoni.

Secondo te può questa scomparsa, con il forte senso di comunità che pare abbia fatto riaffiorare tra i napoletani, costituire un punto di ripartenza per un riscatto sociale e culturale di Napoli?

Il popolo napoletano è estremo, in senso sia positivo che negativo. Siamo capaci di grande amore ma anche di grande odio. il riscatto può venire solo dalla cultura! Un evento luttuoso o sportivo non basta.

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Redazione Giornalistica

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