Marina Di Guardo. Foto di Cosimo Buccolieri.
Marina Di Guardo. Foto di Cosimo Buccolieri.

Marina Di Guardo, ascoltiamoci senza filtri

A tu per tu con Marina Di Guardo

Non mi spezzi le ali, Bambole gemelle sono solo alcuni dei romanzi scritti da Marina Di Guardo. La scrittrice di successo è tornata a sorprendere i suoi lettori con il romanzo Com’è giusto che sia.  La storia di Dalia porta in scena un’eroina negativa ma particolare, intensa, fragile e spiazzante.

Marina Di Guardo. Foto di Cosimo Buccolieri.
Marina Di Guardo. Foto di Cosimo Buccolieri.

Con la sua scrittura sempre reale e d’impatto, Marina Di Guardo regala l’ennesimo ritratto di donna. Ma non è soltanto una scrittrice di successo e una donna elegante e raffinata, Marina è anche e soprattutto una madre, come ama definirsi. Una madre di tre figlie (Chiara, Valentina e Francesca) che ogni giorno lancia un messaggio importante alle giovani donne attraverso la sua spiccata personalità ed eleganza: abbiate fiducia in voi stesse, ascoltatevi senza filtri.

La Gazzetta dello Spettacolo incontra Marina Di Guardo.

Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Marina. Il tuo romanzo Com’è giusto che sia, è uscito da pochi mesi. Ce lo presenti? 

Grazie per avermi ospitato sul vostro interessante magazine. Parliamo subito del mio romanzo Com’è giusto che sia: è un thriller ad alta tensione, una storia che parla di violenze che vengono vendicate, di legami affettivi che possono diventare tossici, di sentimenti che nascono e che non riescono a sbocciare. Come in tutti i miei libri, il finale è totalmente inaspettato e disorientante, per me un punto d’onore.

Come nasce Com’è giusto che sia? 

Da tempo desideravo raccontare la storia di una ragazza molto giovane mossa dalla necessità di vendicare altre donne vittime di violenza. Un’eroina al negativo, tosta e determinata, ma con una vulnerabilità nascosta che la rende umana e vera. Pian piano ho incominciato a immaginarne l’aspetto fisico, le abitudini, le idiosincrasie. E ho incominciato a scrivere.

La protagonista del tuo romanzo è la giovane Dalia dall’animo pieno di inquietudine. C’è qualcosa in lei che pensi possa assomigliarti? 

In molti dei miei personaggi c’è qualcosa di me. Di Dalia, ho certe ferite mai sanate davvero, certe vulnerabilità che non mi lasceranno mai. Ho anche la sua grinta e la propensione a programmare i minimi dettagli di ogni situazione.

Dalia cosa rappresenta per te e cosa pensi possa rappresentare per i lettori?

Dalia rappresenta la forza femminile, non di certo quella fisica, ma quella che deriva dall’intelligenza e dall’essere empatica. Nonostante sia, come ho detto prima, un’eroina negativa, molti miei lettori e lettrici tifano per lei e si immedesimano nelle sue ferite aperte, nelle sue inaspettate insicurezze, nel suo disperato bisogno di amore.

Cosa rappresenta per te la scrittura? 

La scrittura è poter esprimere me stessa senza filtri, censure, convenzioni. Quando scrivo apro una voragine profonda: lì dentro sono nascosti i personaggi e le storie, in attesa di venire alla luce. A volte può essere doloroso, molto più di un’intensa seduta psicanalitica.

Cosa invece pensi rappresenti la lettura per i giovani in un mondo ormai completamente dipendente dalla tecnologia? 

Io credo che i giovani leggano molto più dei loro genitori. Al di là dei necessari testi scolastici, ho visto tanti giovani leggere libri di ogni genere, con un animo aperto, libero, senza preconcetti, a differenza di molti adulti. Molti miei lettori sono ragazze e ragazzi, di questo vado fiera.

Marina, come ti descriveresti come donna? 

Curiosa, sensibile, allergica alla superficialità.

Cosa rappresenta per te l’indipendenza femminile? 

Una grande conquista. La possibilità di essere se stesse e potersi mettere in gioco sul serio.

C’è mai stato un momento nella tua vita in cui ti sei detta: Che fatica essere donna? 

No. Essere donna può comportare diversi svantaggi ma innumerevoli gioie: la maternità, prima di tutto. Poter donare la vita è un enorme privilegio, un’esperienza unica. Ma, anche senza aver avuto figli, si può essere madri e per essere madre intendo essere accogliente, empatica, ricca di umanità. Valori che nessuna carriera e nessun traguardo professionale potrà mai eguagliare.

Sei mamma di tre figlie, c’è un insegnamento o un valore che hai trasmesso loro e che ora daresti alle giovani donne che ti leggono?

Abbiate fiducia in voi stesse, nelle vostre percezioni, nel vostro istinto più vero. Se ci ascoltassimo di più, senza filtri, senza consigli e ingerenze altrui, vivremmo meglio e molto più in pace con noi stessi.

Su Anna Chiara Delle Donne

Redattrice

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